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Nei valori fondamentali della Chiesa,

il vero discernimento politico

 

Il 13 e 14 aprile saremo chiamati nuovamente alle urne per eleggere gli onorevoli e i senatori che ci rappresenteranno in Parlamento nella prossima legislatura, la XVI della nostra storia repubblicana.  

Negli stessi giorni, ma solo alcuni di noi, dovranno anche votare per i consigli regionali di Sicilia e Friuli Venezia Giulia, per tredici consigli provinciali ed oltre cinquecento consigli comunali. 

 Tante, dunque, le liste, tanti i simboli e tanti i candidati che ci sollecitano con slogan, manifesti, programmi e notizie, per persuaderci della bontà della loro proposta.

 Quello che noi, prima come cittadini e poi come cattolici, dovremo fare in queste settimane che ci dividono dal voto è capire cosa sia più giusto per il nostro paese.

 La posizione della Chiesa a riguardo è sempre stata chiara e più volte ribadita.

 Benedetto XVI a Verona nel 2006, durante il IV Convegno Nazionale della Chiesa Italiana, disse: “La Chiesa, dunque, non è e non intende essere un agente politico. Nello stesso tempo ha un interesse profondo per il bene della comunità politica, la cui anima è la giustizia, e le offre a un duplice livello il suo contributo specifico. La fede cristiana, infatti, purifica la ragione e l'aiuta ad essere meglio se stessa:  con la sua dottrina sociale pertanto, argomentata a partire da ciò che è conforme alla natura di ogni essere umano, la Chiesa contribuisce a far sì che ciò che è giusto possa essere efficacemente riconosciuto e poi anche realizzato”.

 E poi aggiunse: “Il compito immediato di agire in ambito politico per costruire un giusto ordine nella società non è dunque della Chiesa come tale, ma dei fedeli laici, che operano come cittadini sotto propria responsabilità: si tratta di un compito della più grande importanza, al quale i cristiani laici italiani sono chiamati a dedicarsi con generosità e con coraggio, illuminati dalla fede e dal magistero della Chiesa e animati dalla carità di Cristo”.

 Lo scorso 10 marzo, il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della CEI, nella prolusione al Consiglio episcopale permanente, ha invitato i credenti ad affrontare con serenità e chiarezza le prossime elezioni, indicando nei valori non negoziabili il criterio del discernimento politico. Bagnasco ha ribadito senza equivoci che la Chiesa non fa alcuna scelta di schieramento politico o di partito, ma ha il dovere di affermare i valori morali che scaturiscono dalla fede: tutela della vita dal concepimento alla morte naturale, difesa e impegno per la famiglia, libertà di educazione. Basi del bene comune che ispirano la nostra storia e che noi cattolici ribadiamo nella fedeltà al Concilio Vaticano II.  

Inoltre, il card. Bagnasco ha chiesto ai politici di affrontare dopo il voto i “problemi indilazionabili che la popolazione avverte con crescente disagio e per i quali attende risposte credibili”. Primo fra tutti il problema della spesa, ma anche dei salari, delle pensioni, dell’emergenza casa, del sostegno alla maternità e della sicurezza sul lavoro.

 Nel passaggio conclusivo della sua prolusione Bagnasco ha auspicato: “Dobbiamo uscire dall’individualismo, dal pensare egoisticamente solo a se stessi e alla propria categoria nella dimenticanza di tutti gli altri: ce la faremo se anche la politica farà la sua parte. Essa peraltro ha un’insopprimibile valenza di esemplarità. Occorre che il personale politico questo lo tenga presente sempre, abbandonando a sua volta una politica troppo politicizzata, per restituire alla stessa uno spessore etico che solo può fare da collante”.

 Anche il segretario generale della CEI, monsignor Giuseppe Betori, durante la conferenza stampa di chiusura dei lavori dello stesso Consiglio, ha dichiarato che i vescovi italiani non si schierano con alcun partito politico ma chiedono agli elettori cattolici, ai candidati cattolici e ai futuri eletti di richiamarsi ai valori fondamentali della Chiesa”. Se spesso il voto si orienta sulle “urgenze del quotidiano”, per i credenti, ha detto il vescovo, “le urgenze vanno sempre proiettate su un orizzonte di grandi valori”.

 Dal canto suo il presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo, Salvatore Martinez, ha più volte sottolineato che il Movimento segue le “indicazioni del Magistero della Chiesa che sono chiare: considerare se i programmi esplicitano i principi attuativi della dottrina sociale cristiana e valutare gli uomini che si prefiggono di realizzarli. L’attuale clima di sfiducia nella politica impone che si riproponga il tema dell’affidabilità dei politici, un bene fatto di coerenze e di competenze”.

 Condividiamo, dunque, e facciamo nostro l’augurio del presidente della CEI affinché le elezioni siano “un’occasione di crescita morale e civile”, invocando sul nostro paese, sugli elettori e gli eletti la potenza dello Spirito Santo, quale fonte di vero cambiamento e rinnovamento.

 

A cura dell’Ufficio Stampa RnS


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