insieme al mio saluto fraterno Vi giungano i sentimenti della mia
più intensa vicinanza spirituale. Seppure impossibilitato a
presenziare fisicamente, poiché impegnato a Washington per il
National Prayer Breakfast, la mia mente e il mio cuore, in queste
ore, si volgono a Voi, al gesto d’amore che volgete al Padre del
Cielo nel ricordo grato e benedicente del nostro indimenticato don
Dino.
In
questo anno trascorso mi hanno fatto compagnia tante pagine degli
scritti di don Dino, specie quando il peso della responsabilità non
era allentato dal dono della nostra condivisione fraterna, una
meravigliosa esperienza a cui lo Spirito mi aveva, ci aveva abituato
negli anni.
Quanta solitudine, seppure circondati dall’affetto e dalle premure
dei fratelli, devono soffrire e offrire, ogni giorno, dinanzi alle
tante scelte da compiere, nel silenzio, coloro che hanno grandi
responsabilità ecclesiali. Un silenzio che si fa preghiera, ascolto,
compassione, che diventa eloquente soprattutto in chi le medesime
responsabilità ha già abbracciato, comprende, vive.
In questa arte don Dino è stato e rimane un vero maestro! Che
grazia ci ha fatto il Signore nel concederci di esperimentare questo
dono dell’amicizia spirituale, balsamo di Dio nelle prove e nelle
fatiche!
Tra questi scritti, memorie del cuore sacerdotale di don Dino e del
Suo amore di predilezione per il Rinnovamento nello Spirito,
desidero oggi riprendere un passaggio testimoniale, tratto dal suo
“Testamento spirituale”. Così si esprime don Dino:
“Non posso tacere la mia gioiosa
scoperta (a 52 anni!) di una nuova giovinezza nello Spirito
attraverso la meravigliosa (augurabile a tutti!) esperienza del
“Rinnovamento”: esperienza che ha rinnovato la mia vita, riempito
maggiormente il mio sacerdozio di grandi gioie e di continuo e
crescente “stupore”.
Sono parole che certificano la promessa di Gesù a Nicodemo:
«Bisogna rinascere di nuovo, rinascere dall’alto» (cf Gv 3, 3).
Un invito abbracciato senza riserve da don Dino, causa di una vita
nuova nello Spirito, di una “nuova nascita”. Quando veramente questo
accade, allora la nostra terra anticipa già il cielo, perché è
Cristo il nostro Cielo sulla terra.
Inoltre, le parole di don Dino svelano il primo, grande segno
indicatore della nostra fede: la presenza di Cristo in mezzo a noi è
sempre e solo causa di gioia e di stupore!
Per questo Cristo non passa mai, di generazione in generazione; per
questo noi cristiani mai invecchiamo e possiamo vivere questa
permanente “giovinezza nello Spirito”, una grazia che per
trentuno anni don Dino a tutti ha mostrato con umile fierezza - nel
segno del Rinnovamento nello Spirito - specialmente ai giovani.
Una “meravigliosa esperienza”, dice don Dino, che non si può
tacere, mai. Una meravigliosa esperienza, il Rinnovamento nello
Spirito, che oggi non vuole, non può dimenticare il tanto bene
ricevuto.
“Dio
esiste, io l’ho incontrato. E se Dio esiste tutti lo devono sapere,
tutti lo devono incontrare”
gridava André Frossard dopo la sua conversione al cattolicesimo. Una
testimonianza che fa qui da eco a quella di don Dino e a quella di
un “gran nugolo di testimoni celesti” (cf Eb 12, 1) che il
secolo Novecento hanno attraversato, contagiando il mondo della
bellezza di Cristo, insegnando - con la vita - che niente può
competere con il fascino e con il potere salvifico del Figlio di
Dio.
Un
anno è trascorso, ma il nostro amore per don Dino non si è spento.
L’esperienza della comunione dei santi ce lo restituisce, ogni
giorno, vivo e vero nell’attualità stringente di una paternità
spirituale che lo Spirito non ci ha tolto, ma ha solo trasformato.
Ora, cosa chiede lo Spirito Santo a noi che oggi abbiamo accolto
l’invito a ricordare una persona amata?
“Guarda in alto e scorgerai un padre, guarda in basso e troverai
fratelli”.
Amore reclama amore, la perseveranza crocifissa dell’amare. Un
amore agapico, quello scelto e professato, con la vita, come don
Dino ci ha insegnato; un amore agapico come itinerario dello
Spirito, fatto di ascolto, di sollecitudine, di gratuità, di
sentimenti esperimentati ogni giorno nello spogliarsi di sé e nel
darsi agli altri.
Siamo chiamati a vincere la mediocrità, a ritrovare il calore della
testimonianza, il gusto della fraternità umana, a contemplare i
colori e le sfumature del volto di Dio nei tanti volti dei fratelli.
Beata Teresa di Calcutta era solita dire: “Oggi non abbiamo più
tempo per guardarci, per parlarci, per darci reciprocamente gioia, e
ancor meno per essere ciò che i nostri figli si aspettano da noi,
che un marito si aspetta dalla moglie e viceversa. E così siamo
sempre meno in contatto gli uni con gli altri. Il mondo va in rovina
per mancanza di dolcezza e di gentilezza. La gente è affamata
d’amore, perché siamo tutti troppo indaffarati.
Ma
per fortuna, per sfamare d’amore il mondo, lo Spirito suscita e
forgia i santi. E dell’anelito alla santità don Dino fece un
programma di vita, per sé e per quanti lo interpellavano.
Come dimenticare le tante occasioni in cui era solito richiamarci
proprio il primato della santità nella vita personale, familiare,
comunitaria, ecclesiale: se non è “santo”, quale Rinnovamento nello
Spirito stiamo vivendo?
Una domanda che ritorna, che ci interpella: essere i santi del
terzo millennio, come il fiore fragrante di Cristo sulla terra;
essere credenti sinceri, appassionati, che respirano santità e ne
profumano, che hanno una struggente nostalgia del Signore e una
spinta interiore a volergli bene ancora di più.
Questo il Rinnovamento che don Dino sognava e affermava; questo il
Rinnovamento che non vogliamo mai smettere di edificare. Questo
l’impegno che oggi, insieme, rinnoviamo.
In
ultimo, vorrei richiamare un fatto che ho già reso noto, ma che
desidero non sia dimenticato.
Il 24 febbraio dello scorso anno venivo ricevuto da Benedetto XVI,
nel suo studio, in udienza privata, a meno di un mese dal giorno
della nascita al Cielo di don Dino. Ebbi modo di far presente al
Santo Padre il “bene grande” che la Chiesa aveva ricevuto dalla vita
sacerdotale del nostro Consigliere spirituale nazionale e primo
Coordinatore nazionale del Rinnovamento nello Spirito. Il Papa,
prendendo in mano il ricordino con la foto di don Dino, dopo averlo
fissato, guardandomi con gioiosa certezza, a braccia spalancate,
così commentò: “È stato accolto in cielo da un grande canto; si
unisce al coro dei testimoni del Novecento”.
Che splendida icona; che meravigliosa beatitudine ci attende in
Cielo; che splendido destino ci è dato di meritare; che grande
compagnia celeste ci attende!
Non siamo soli, mai. Lasciamoci guidare dallo Spirito e
intensifichiamo il cammino con la gratitudine commossa di chi ha
visto, ha toccato con mano e non smette di sperare.
Sia lode al Signore!
Salvatore Martinez
Coordinatore nazionale del RnS