RICORDO DI DON DINO FOGLIO

A DUE ANNI DALLA DIPARTITA IN CIELO

 

Salvatore Martinez

Presidente nazionale del rns

 

Enna, 28 gennaio 2008

 

Gentili Autorità presenti,

Carissime sorelle e fratelli,

Stimati amici convenuti presso il Santuario S. Maria delle Grazie in Brescia,

 

nel salutarVi distintamente, desidero esprimere il dispiacere di non essere presente di persona a questo “celeste anniversario”. Sì, celeste, perché due anni or sono il nostro Don Dino si affacciava in Cielo, trasportato dall’affetto riconoscente e dalle lodi benedicenti di tante Sue figlie e figli. Il ricordo di quelle ore, insieme vissute, provoca ancora in me nostalgica commozione e un profondo desiderio di cielo. È questa la meravigliosa esperienza della comunione dei santi, che rende la terra il pavimento del cielo; di più, che fa del nostro cuore un anticipo terreno del cielo.

 

            Nel weekend trascorso la Comunità “Ancilla Dei” di Enna, di cui sono parte sin dalle origini, è entrata nel suo trentunesimo anno di vita. Ad Enna è stata festeggiata la vita, di cui lo Spirito è autore, in tutte le sue diverse eppure convergenti espressioni: la vita nascente e morente, la vita nuova, la vita familiare, la vita sociale, la vita ecclesiale, la vita eterna.

 

Abbiamo voluto assumere a testimoni e modelli uomini e donne che vivono nel nostro tempo o che sono già nel tempo senza tempo del Cielo. Tra questi, proprio il nostro Don Dino.

 

            Così ieri, scorrendo le immagini della storia del RnS ad Enna, alla presenza di centinaia di persone provenienti da tutta l’Isola, abbiamo ritrovato e commemorato Don Dino in una pagina della nostra meravigliosa storia: era l’ottobre del 1997, ventennale della Comunità “Ancilla Dei”. Un’immagine scorreva dinanzi ai nostri occhi: Don Dino che, ancor prima della Conferenza Animatori di Rimini, a me si stringeva in un abbraccio carico di speranza, consegnandomi idealmente le vesti di coordinatore nazionale.

 

            Rivedendo il Suo volto, la gioia che trasmetteva, ho ritrovato viva ed efficace l’espressione con la quale Don Dino conclude la Sua ultima lettera lasciata ai giovani, nel dicembre 2005, prima dell’estremo ricovero in ospedale: “Sempre più il alto!”.

 

            Questa è la vita cristiana: un procedere verso l’alto! Non un’affannosa ricerca di soluzioni umane per dribblare gli ostacoli della vita presente e trovare sulla terra le ragioni della nostra felicità, bensì un’ascendere al cielo, sorretti dallo Spirito, facendo ogni giorno della nostra vita un’aurora di speranza che rischiara le tenebre del mondo.

            Jean Guitton, laico, amico del pontefice bresciano e servo di Dio Paolo VI, in una sua lettera aperta al Papa sul sacerdozio così scrive: “Amice ascende superius”, “Amico, sali più in alto!”. Sì, perché si deve sempre aspirare ad uno stato di vita superiore a quello in cui ci si trova. Altrimenti lo Spirito di Dio non si muove in noi.

 

            Don Dino è salito più in alto. Non amava solo le vette delle Sua terra, ma quelle dello Spirito       , tante volte indicateci, tante volte, faticosamente, scalate insieme. In fondo, non è forse questo il segreto del RnS? Non è forse questo il senso della vita nuova che abbiamo abbracciato e alla quale, con amore e rigore, Don Dino non si stancava di richiamarci? Chi più in alto sa stare, meglio vive e vivrà!

 

            Il prete è l’uomo che sta in alto. È posto dallo Spirito in alto, più in alto del popolo di Dio. Congiunto ai Suoi fratelli se ne distanzia, verso l’alto, quanto basta per ricordarci che è fatto “sacro” da Dio, per Dio. Come negarlo: avvertiamo un grande bisogno di preti consapevoli di questa verità; la Chiesa, il RnS ne abbisogna in numero sempre crescente!

 

            Per questo, oggi, la memoria di Don Dino si fa profezia di un nuovo avvento di “rinnovamento sacerdotale” nel nostro secolo, si fa intesa preghiera d’intercessione perché abbiamo a meritare sacerdoti appassionati del cielo.

 

            C’è una preghiera del card. Roger Etchegaray che, provocatoriamente, così recita: “Signore, non darci più dei sacerdoti, ma concedici di meritarli. La nostra preghiera non è abbastanza sincera, non è abbastanza supplichevole per meritarli”.

 

            Ecco, allora, perché oggi siamo riuniti: per pregare. Una preghiera che sia sincera e supplichevole. Una preghiera che sappia dire “grazie” per la paternità sacerdotale di Don Dino e di quanti come Lui ci hanno additato la via del cielo. Una preghiera che sappia invocare nuovi sacerdoti attratti dal cielo, predicatori del cielo, capaci di portarci in cielo.

 

            La nostra vita, lo ricorda Gesù a Nicodemo, è un “rinascere dall’alto, per potere entrare nell’alto dei cieli” (Gv 3, 3). Nell’agosto del 2005, sulla nostra Rivista Rinnovamento, Don Dino così descrive la nostra vita, titolando la rubrica del mese “Il volo della fede”: “Alla sera, a conclusione di una giornata intensa, durante la quale Lui ha preso atto che abbiamo desiderato librarci nell’azzurro del cielo, saremo abbracciati da Lui, senza alcun rischio, pur con una sola ala”.

 

            Carissimi, non smettiamo di camminare, di correre, di volare, anche con una sola ala! C’è una meta che ci attende, il cielo. C’è un padre che dal Cielo ci sostiene, don Dino. Non Lo deluderemo, procedendo insieme, uniti e grati. E che il Signore ci benedica. Alleluja!

 

 

Salvatore Martinez

Presidente nazionale del RnS

 


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