Bisogna
che il vescovo sia irreprensibile, non sposato che una sola volta,
sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare, non
dedito al vino, non violento ma benevolo, non litigioso,non
attaccato al denaro. Sappia dirigere bene la propria famiglia e
abbia figli sottomessi con ogni dignità,perché se uno non sa
dirigere la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di
Dio?
(1Tim.3.4-5)
S. Paolo scrivendo a
Timoteo, sicuramente rispondendo ad un suo quesito, delinea la
figura del Vescovo elencando le qualità indispensabili per portare
avanti il suo ministero nella Chiesa di Dio.
Queste doti naturali
non si leggono come in un curriculum che lo stesso interessato
compila sapendo di concorrere ad un incarico così alto ma come
esperienze di vita vissuta che rivelano doti naturali, di giusto
atteggiamento morale e di governo.
I comportamenti di
vita vissuta, sotto l’azione dello Spirito Santo, diventano “le
credenziali” più veritiere per servire i fratelli.
Trascurando alcune
consuetudini dell’epoca che non troverebbero motivate applicazioni
ai nostri tempi, le qualità elencate da S. Paolo e un attento esame
dei nostri comportamenti in famiglia e fuori, potrebbero aiutarci a
rinnovare la nostra vita e migliorare il servizio all’interno degli
organismi pastorali a cui apparteniamo.
Riscoprire il senso
del servizio evangelico senza la presunzione di motivare ogni gesto
per qualificare il ministero o per piacere a qualcuno che non sia
Dio stesso, significa perseguire la meta della maturità spirituale.
La denominazione che più si addice a chi è stato chiamato al
ministero pastorale è quella di padre e madre; in essa si nasconde
tutta la tenerezza di colui che si sente “genitore”, in quanto
genera, cioè: partorisce figli a vita nuova!
Il senso pastorale e
le qualità di un buon padre non sono legati al mandato ne si
ricevono per “grazia di stato” ma vanno desiderate e conquistate
ogni giorno con pazienza, disponibilità e docilità di cuore. Stare
assieme come amici, pregare, condividere gioie e dispiaceri accresce
in noi l’appartenenza alla famiglia spirituale perché in essa ci si
sente amati di un amore soprannaturale.
Uno dei “virus” più
dannosi all’azione pastorale è la coscienza di sapere trovare sempre
la soluzione giusta a tutte le questioni, senza far ricorso al dono
del discernimento che non è mai pronto all’uso. Esso va desiderato e
chiesto nella preghiera dal pastorale come il dono della luce che
illumina ogni cosa, proprio come nel giorno della creazione.
“il desiderio della
sapienza conduce al regno.” (Sap.6,20)
Spalanchiamo i nostri
cenacoli alla luce dello Spirito Santo che ci saprà indicare il
sentiero che conduce al Regno di Dio.
La giornata dei
pastorali del 14 Novembre p.v. che si terrà a Palermo, presso il
centro Gesù Liberatore, si qualifica come uno dei tanti sentieri che
il Comitato Regionale di Sicilia persegue in questo triennio:
indicare la direzione della luce prima che le cose da fare. Il fare
non illuminato equivale al non fare. Il desiderio dell’unzione più
che la funzione, ci ha ricordato il nostro caro Peppino Di Martino,
a Milazzo lo scorso 16 Ottobre.
La giornata, ha come
tema: il discernimento, “prego che la vostra carità si arricchisca
sempre più in conoscenza e in ogni genere di discernimento” (Fil.1,9)
sarà tenuto da Salvatore Martinez, coordinatore Nazionale del
R.n.S. Non mancheranno forti momenti di esperienza carismatica, le
esortazioni pastorali da parte dei membri del CRS, un tempo di
testimonianze e l’esortazione di Ronald W.Nikkel Presidente di
Prison Fellowship International sul tema: “mi ha mandato per
annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai
prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in
libertà gli oppressi e predicare un anno di grazia del Signore” (Lc.4,18-19).
La Celebrazione
Eucaristica, Presieduta da P. Matteo La Grua, concluderà la
giornata.
Ignazio Cicchirillo
Coordinatore Regionale
RnS Sicilia
|