“Il cristianesimo non è una
dottrina, non è una teoria di ciò che è stato e di ciò che sarà
nell'anima umana,
ma
è la descrizione di un evento reale nella vita dell'uomo”. Con questa
intuizione mons. Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini, ha introdotto
l'omelia sul Vangelo di Luca (Lc 3,1-6).
Il cuore del cristianesimo
lo ritroviamo in una persona, il Cristo storicamente esistito, nato,
crocifisso e realmente risorto. “Luca – ha spiegato il Vescovo – è
l'evangelista più attento, tra i quattro, alla fondante dimensione
storica del cristianesimo. È l'unico ad affrescare un grande fondale in
cui è ambientata la vicenda di Cristo. Parte da Roma per passare negli
oscuri brani del mondo governati da piccoli potenti, fino ad arrivare in
Giudea, il luogo dell'essenziale, dove non sono consentite maschere,
dove tutti dobbiamo fare i conti con la nostra sconsolante miseria.
Proprio questo è il luogo dove facciamo esperienza della misericordia
del Padre”. In
questo contesto la storia cambia corso e viene dominata dalla parola di
Dio che scende (lett. Venne) su Giovanni Battista: questo è
l'avvenimento che fa la differenza e determina un salto di qualità con
il passato.
“Preparate la via del
Signore, raddrizzate i suoi sentieri” (Lc 3, 4): con queste parole la
Chiesa ci mette alla scuola di Giovanni il Battista e ci fa ascoltare il
suo grido sferzante: “Convertitevi”. “Spesso – ha denunciato il vescovo
Lambiasi – abbiamo
la presunzione di credere che la conversione riguarda solo chi da
cattivo diventa buono, da peccatore si fa giusto. Non ci rendiamo conto
che è proprio da questa presunzione che dobbiamo convertirci: dalla
supposizione illusoria che siamo già a posto, che va bene così, e quindi
non abbiamo bisogno di alcun cambiamento. Ma proviamo a domandarci – ha
provocato mons. Lambiasi
–
è proprio vero che nelle varie situazioni e circostanze della vita
viviamo gli stessi sentimenti di Gesù Cristo? Per esempio quando subiamo
qualche torto od offesa, riusciamo a perdonare
di cuore chi ci ha fatto soffrire?”. La storia diventa allora il campo
di azione in cui l'uomo è chiamato a collaborare con Dio, non come
“facchino” che rischia di preferire i doni di Dio a Dio stesso, ma come
fedele innamorato autore di un frammento di storia che si ripercuote su
tutta la famiglia umana. Solo così la salvezza preparata da Giovanni e
realizzata da Gesù potrà arrivare a tutti i popoli. “Ogni uomo vedrà la
salvezza di Dio”: noi cristiani abbiamo il dovere di far conoscere Gesù
Cristo a quanti ancora non lo conoscono. “Se ci guardiamo intorno, sul
lavoro, a scuola, al bar, nel condominio, certamente troviamo persone
interessate e disponibili a cominciare o ricominciare un cammino di
fede. Per questo – ha concluso il vescovo Francesco Lambiasi – dobbiamo
spalare le montagne dell'orgoglio e dell'invidia, riempire le voragini
scavate dall'indifferenza e raddrizzare i nostri sentieri. Il cantiere è
aperto, i lavori sono in corso. Buon cammino, buon Avvento e già da ora
buon Natale”.
Laura Gigliarelli