“Non è possibile tentare
di vedere Gesù senza essere da lui visti e intercettati. Zaccheo docet”.
Nella Celebrazione eucaristica in suffragio di don Oreste Benzi, che
chiude la XXXI Conferenza animatori,
mons.
Francesco Lambiasi pronuncia l’omelia. “Nella galleria dei personaggi
dipinti da Luca, Zaccheo - dice il Vescovo di Rimini commentando la
Parola - è la figura del peccatore convertito”. È il miracolo della
conversione, che “comincia con l’umanissimo sguardo del Dio ‘amante
della vita’…
Non è Zaccheo alla ricerca
di Gesù; è Gesù alla ricerca di Zaccheo. E quando Gesù cerca, trova…
Quel giorno a Gerico lui doveva salvare Zaccheo; era entrato per cercare
lui e anche solo per lui ci sarebbe andato. Perché Gesù è fatto così: si
mette a cercare anche una sola pecorella”. E accoglie il pubblicano
prima della sua conversione: è la bella notizia. “Siamo amati, prima di
ogni nostro bisogno di amore; siamo attesi, oltre ogni nostro desiderio
di attesa; siamo accolti, prima ancora di ogni nostro sogno di
ospitalità. Ma bisogna decidersi - esorta Mons. Lambiasi - Il pericolo
numero uno è quello di rimanere a guardare, di non scendere
dall’albero”.
Ricordando una
poesia di Eugenio Montale, il Vescovo di Rimini parla della “posizione
assai diffusa - dice - fra persone che si dichiarano intellettualmente
oneste e moralmente esigenti. Si sceglie di stare in continua ricerca”.
Una posizione sincera, ma che “nasconde un orgoglio sottile: finché si è
alla ricerca della verità, il protagonista è il ricercatore, non la
verità.
La ‘veracità’, cioè la
sincerità della ricerca, l’onestà con se stessi, prende in questo caso
il posto della verità… È un tentativo sottile di condurre il gioco, di
tenere in scacco Cristo”. Ma, conclude mons. Lambiasi, “finché restiamo
‘in punta di piedi’ o sul ramo di un albero, riusciremo al più a
soddisfare una curiosità, ma non a fare l’esperienza dell’Incontro che
salva. Per questo - dice - Gesù ci chiede di scendere e di accoglierlo
nella nostra casa, nella nostra vita”.