Simposio n. 1:
Progetto Unitario
di Formazione e riorganizzazione pastorale
nell’impegno dei Comitati regionali e
Diocesani
«Ci guardiamo tra di noi e
ci conosciamo tutti, ma chi ci conosce veramente e ci ha scelti è il
Signore». Così Salvatore Martinez, presidente nazionale del RnS, ha
accolto i membri dei Comitati regionali e Diocesani di servizio nel
simposio pomeridiano moderato da Padre Giovanni Alberti, membro del CNS.
Prima
di entrare nel vivo del suo intervento, il Presidente ha rivolto tre
domande che interpellano tutti i responsabili.
1. «Cha hai fatto?» (Gn 4,
10). «Come lo disse a Caino, il Signore lo dice a noi oggi – spiega
Martinez – .Cosa vogliamo farne del RnS e, al suo interno, della nostra
elezione? Nel caso di Caino, la vita venne uccisa: ciò non accada anche
a causa nostra! Noi non dobbiamo uccidere lo Spirito di vita, di
progresso, di crescita. Sempre dobbiamo chiederci se il nostro operato
dà vita o morte».
2. «Sono forse io il
guardiano di mio fratello?» (Gn 4, 9). Questa domanda nasconde, in
realtà, un’idea perversa di libertà e un egoismo che sfida Dio. Ai
responsabili è sempre affidato il compito di custodire e prendersi cura
dei fratelli.
3. «Troppo grande è la mia
colpa per ottenere perdono?» (Gn 4, 14). Spesso i responsabili,
riconoscendo le loro colpe, si sentono indegni e si nascondono. «Nessuno
si apparti – ha esortato Martinez - , ma anche nessuno offenda il
fratello e poi si nasconda! Tutto si faccia nella verità e anche quando
si sbaglia non ci si nasconda, ma si affronti ogni problema nella
franchezza».
Riprendendo e integrando quanto già detto nelle relazioni mattutine di
Sebastiano Fascetta e Mario Landi, il Presidente ha ribadito la triplice
dimensione del servizio dei responsabili:
- attenzione all’uomo (livello pastorale): uno sguardo sempre vigile
alle attese, speranze, incertezze di ogni singolo fratello che Dio ci ha
posto accanto;
-
ascolto di Dio (livello teologico). Dio sempre parla e la nostra
risposta non deve essere data sulla base della convenienza, ma
dell’obbedienza. Ogni responsabile deve curare la propria formazione
personale e rimediare laddove c’è ancora da crescere;
- ascolto dello Spirito
(livello pneumatologico): lo Spirito attua miracoli, segni, prodigi e
tutto ciò che rende ogni regione diversa da tutte le altre.
Martinez ha dato poi
lettura di alcuni punti cardine del documento per una riorganizzazione
pastorale: “Serviamo in comunione”, rimarcando l’importanza della storia
del RnS, la necessità della formazione e dell’urgenza di una
“conversione pastorale” che deve riguardare tutti gli organi di servizio
pastorale.
«Una formazione condotta
in modo unitario e sistematico – ha concluso il Presidente – diventerà
un carisma per dare linfa nuova alla vita di tutti i gruppi del RnS […].
La cosa più bella è servire dei progetti già esistenti e non inventarne
degli altri».
Le risposte date alle
numerose domande hanno approfondito tutte le suddette tematiche e hanno
confermato i responsabili nella ferma volontà di formarsi alla luce
della Parola, per un servizio sempre più degno e gradito al Padre.
Simposio 2:
Progetto unitario di
formazione e riorganizzazione pastorale
nell’impegno dei pastorali di servizio
“Allora Pietro, pieno di
Spirito Santo, parlò”, con queste parole profetiche il coordinatore
nazionale Mario Landi dà inizio al
simposio
destinato ai membri dei pastorali di servizio. Presupposto per parlare
di “pastorale” è l’accoglienza dello Spirito Santo come forza che viene
a noi dall’Alto, da cui proviene il mandato per annunciare il Salvatore
fino agli estremi confini della terra. Obiettivo della relazione è
quello di chiarire la chiamata di un pastorale di servizio rivolta alla
cura dei singoli aderenti: la centralità della persona nella sua
interezza spirituale e sociale, cui proporre il passaggio dalla vita
vecchia a quella nuova mediante l’azione dello Spirito nel Seminario di
Vita Nuova. Identità, appartenenza, ecclesialità, formazione permanente
sono gli aspetti da promuovere, ponendo attenzione alle ragioni dello
Spirito, alle ragioni umane dei fratelli e alle ragioni pastorali
proprie del cammino comunitario. L’accompagnamento e la verifica,
elementi imprescindibili di una comunità, saranno oggetto di costante
riflessione sulla base delle linee guida contenute nel documento
Serviamo in comunione. Il desiderio è che i gruppi e le comunità vivano
la fraternità in verità e carità alla luce di quanto si esperimentava
nella prima comunità cristiana (Atti 2, 42-48). La vivace partecipazione
dell’assemblea nel porre domande e nel chiedere suggerimenti e
chiarimenti determina l’avvicendarsi di Mario insieme con don Fulvio di
Fulvio, membro del CNS, moderatore del simposio e con Sebastiano
Fascetta, membro del CN, la cui relazione
mattutina
risulta complementare al tema in oggetto del simposio. Si sottolinea
l’importanza di una formazione inerente al cammino del Rinnovamento,
frutto di un’autentica esperienza dello Spirito, ma anche via
privilegiata per aderire al Rinnovamento con coerenza e piena
disponibilità. La formazione, infatti, non può sostituirsi né anticipare
l’esperienza personale di Cristo, Signore e Salvatore. Dando uno sguardo
alla figura del formatore emerge la necessaria “buona volontà” per
studiare la Parola e trasmettere una credibile testimonianza di vita. Al
pastorale di servizio, infine, non compete discutere sulla eventuale
necessità di formazione, bensì discernere la modalità più efficace per
ascoltare e accompagnare i fratelli in un graduale cammino di crescita,
esercitando quando necessario una correzione fraterna generata
dall’amore. Al termine si eleva al cielo un particolare grazie al
Signore per la sua sapienza che ci aiuterà a dare risposta alle tante
domande che per questioni di tempo non l’hanno ricevuta.
Simposio 3:
Il Seminario di
effusione e il post seminario
“Il
seminario di effusione è il carisma fondante del Rinnovamento”,
ribadendo come il Rinnovamento cominci proprio da qui, Piero Sebastiano,
membro del CN, ha introdotto il terzo Simposio centrato sul tema: “Il
Seminario di vita nuova e il Post seminario”. Riprendendo la
sottolineatura di Sebastiano, il relatore Pier Giorgio Merlo, membro del
CN, ha voluto subito sottolineare che il Seminario di effusione e
Cammino di post effusione rientrano nel Progetto unitario di formazione
del RnS, un progetto progressivo e sistematico che prevede un livello di
base, per i chiamati; un livello intermedio, per i discepoli; e un
livello più alto per gli apostoli.
Attraverso il cammino di
effusione, Dio realizza la parola di Ez 25, 26: ci purifica dalle nostre
sozzure, liberando i nostri cuori per mettere dentro di noi un cuore
nuovo. È un passaggio dalla morte alla vita; è un vivere la storia della
salvezza – ha continuato Pier Giorgio Merlo – che diventa la nostra
storia personale. Dio ci dona cuore nuovo e Spirito nuovo per
conformarci alla figura di Gesù.
Attraverso il Seminario di
effusione viviamo quindi una vera, nuova creazione. Scopriamo la nostra
vera identità:
figli
amati da Dio. Tutto il Seminario di effusione risuona della
dichiarazione d’amore di Dio, che ci guarisce e ci libera mentre ci fa
scoprire chi siamo, il senso della nostra esistenza, chi è il fratello
che ci vive accanto.
Dopo aver ribadito che nel
Seminario viviamo la duplice dimensione del dono e della grazia, Merlo
ha detto che la grazia che riceviamo dall’Alto ci fa entrare anche nella
famiglia dei salvati, nella famiglia del Rinnovamento.
«Come animatori – ha
proseguito il Membro di CN –, siamo chiamati a dare testimonianza della
trasformazione vissuta, dobbiamo far scorrere la grazia ricevuta da
cuore a cuore… siamo chiamati a rafforzare gli effusionandi, a farci
grembo di Dio per generare figli al Cielo. Dobbiamo avere chiara la
forza e la dimensione della nostra chiamata».
Il Cammino post effusione,
anch’esso esperienziale, è invece il tempo del discepolato, tempo di
crescita, di sequela di Gesù, del primato dello Spirito Santo.
Quale la differenza tra i
due cammini? Il primo è il tempo in cui si riceve, il secondo quello in
cui siamo chiamati a donare attraverso il servizio.
Grazie alle numerose
domande si sono potuti approfondire alcuni punti che riguardano
soprattutto l’organizzazione del seminario e le caratteristiche dell’équipe
guida.
Simposio 4:
Cultura di Pentecoste
“Rendere
onore allo Spirito Santo”: una vocazione che con Giovanni Paolo II è
divenuta mandato apostolico. Il 14 marzo 2002, in occasione
dell’approvazione dello Statuto del Rinnovamento nello Spirito, Wojtyla
così si rivolse ai responsabili del Movimento: “Fate conoscere a amare
lo Spirito Santo. Aiuterete a far sì che prenda forma quella cultura
della Pentecoste che sola può far nascere la civiltà dell’amore”. Dei
nuovi orizzonti della cultura della Pentecoste si è parlato nel simposio
tenuto dal direttore del RnS, Marcella Reni, e moderato dal coordinatore
regionale dell’Emilia Romagna, Mario Cavalieri. Presente anche Miriam
Herber, già membro del CNS.
Nessuna dottrina né
metodologia. Cultura della Pentecoste “è avere il pensiero di Cristo e
renderlo
manifesto.
Significa vivere in maniera spirituale, muovere a conversione e
commuovere”. In un discorso appassionato, che incontra spesso gli
applausi dei molti presenti, Marcella Reni esorta gli animatori a
rispondere con entusiasmo e dedizione totale al mandato di Giovanni
Paolo II: “Ci viene chiesta una fedeltà non solo alla Chiesa ma al
mondo”. Perché dalla Pentecoste nasce l’uomo nuovo, dotato di una “nuova
capacità di vivere, lottare, difendere e diffondere il bene”; “nasce un
nuovo umanesimo, una nuova sociologia, che è soprannaturale”. Il
Direttore del Rinnovamento parla della cultura relativista di oggi, in
cui “da solo il mio io si dà il piano di verità, si costruisce un
progetto di libertà, ma l’uomo – dice con forza - esce dalle mani del
Padre perciò è impressa in lui la distinzione tra il bene e il male…
Gesù è venuto a mostrarci che solo la verità ci dà la vita”. E cultura
della Pentecoste è vivere la vita di Cristo, essere al servizio della
Verità.
Marcella
Reni parla della famiglia, attaccata così tanto oggi, dice, “perché è
Chiesa domestica, nucleo dove si formano le coscienze, dove si trasmette
la fede. Se nelle nostre famiglie la trasmissione della fede non avviene
più – continua – produciamo menzogna”. Il direttore del RnS invita
ognuno dei presenti a riflettere sulla propria testimonianza; a
chiedersi se il proprio linguaggio è spirituale, interiore. “A noi
Giovanni Paolo II ha messo in mano la fiaccola della speranza. Siamo
responsabili? Siamo capaci di dare risposte?” Perché la cultura della
Pentecoste reclama cultori dello Spirito, uomini e donne che sappiano
mettere da parte le ragioni personali e del mondo, e assumere quelle
dello Spirito.
È seguito un dibattito,
con domande sui vari aspetti, con la consapevolezza che lo Spirito sta
suscitando delle risposte concrete all'interno del Rinnovamento, con
progetti e associazioni come quella nata due anni fa, “Rinnovamento per
la Vita” che ha come finalità proprio quella di diffondere in ogni
ambito la cultura della Pentecoste. A conclusione del simposio è stata
presentata la raccolta di firme organizzata dal Forum delle famiglie per
chiedere al Governo una politica fiscale più giusta a favore della
famiglia.
Simposio n. 5:
Sacerdoti e Religiosi
Qual
è il compito di un sacerdote/religioso nel RnS?
Questa la domanda dalla
quale il relatore, don Guido Pietrogrande, è partito per dare inizio a
questo Simposio riservato ai consacrati.
Ancor prima che nel
Movimento, cosa è un consacrato nella Chiesa?
È la figura visibile e il
richiamo costante del primato di Dio in mezzo al suo popolo. Ancora:
esso è una riserva costante di spiritualità. Nel Movimento, poi,
attraverso la condivisione della stessa spiritualità, non alternativa a
quella di appartenenza ma complementare, è possibile vivere una
fraternità. Dunque, i consacrati, riserva di fraternità. Una fraternità
si nutre di quattro verbi fondamentali: riconoscersi, accogliersi,
incontrarsi, aiutarsi.
Questa la modalità con la
quale declinare la fraternità nel RnS, che non vuole avere una
strutturazione nazionale, ma piuttosto una dislocazione a livello di
Chiesa particolare.
Forte sottolineatura e
richiamo sono stati poi fatti alla necessità di avere vere e proprie
vocazioni a servizio del Movimento: “non bastano i simpatizzanti!”.
Sacerdoti formati per formare i fratelli dei gruppi. Una presenza in
mezzo ai fratelli ma non di tipo gerarchico. Il sacerdote del RnS si
pone fratello tra i fratelli e mette il suo ministero a servizio del
carisma del movimento carismatico nella Chiesa.
Ultimo
accenno a due voci tra don Guido e Bruna Pernice, referente del progetto
Chiesa Moldava, per presentare e precettare vocazioni a servizio di
questo progetto che è nato con la benedizione di Giovanni Paolo II nel
2002. Ci ricorda don Guido che il RnS ormai sente lo slancio missionario
“ad gentes” ma chiede la generosità di vocazioni a servizio di queste
chiamate.
Le domande poste alla fine
del Simposio hanno contribuito ulteriormente a chiarire il ruolo del
sacerdote nei gruppi e dei gruppi nelle parrocchie. La scelta del
RnS, d’intesa con la CEI, è quella di sostenere, dal di dentro, tutte le
vocazioni di consacrazione nella Chiesa, attraverso il contributo della
propria spiritualità ma senza avere “propri consacrati”e “propri
seminari”.
Di tutti, della Chiesa,
con la Chiesa, per la Chiesa.
Simposio n. 6:
Famiglia
I
coniugi Crestanello hanno guidato il simposio per ambiti omogenei
dedicato alle Famiglie (numero 6), introducendo con grande efficacia
l’importanza di accogliere la Parola nell’ambito della coppia e della
relazione seguendo il modello di Maria e Giuseppe che non hanno esitato
ad accogliere il Verbo fatto carne.
Il libro di Tobia, a cui
Flavio Crestanello ha fatto riferimento, rappresenta un chiaro esempio
in cui una coppia schiacciata dallo scoraggiamento degli eventi si
affida a Dio e da lui ottiene la forza e la salvezza.
In tutte le fasi della
vita di ogni coppia (il momento in cui l’io deve lasciare il posto al
noi; il momento in cui si prepara il progetto di un figlio; il momento
in cui la coppia stabilisce le relazioni con gli altri; il momento della
crescita e dell’educazione dei figli etc.) la Parola offre una risposta
concreta a ogni esigenza.
La Parola indica la strada
a ciascuno per diventare pienamente coppia, seguendo un iter che
potrebbe essere schematizzato secondo i seguenti punti:
-
“Accettare di
diventare figlio di Dio” ovvero accettare l’amore pieno che il Padre
ha per i suoi figli;
-
“Accettare di
diventare coppia” ovvero accettare di diventare dono nella
reciprocità coniugale, seguendo il modello di Gesù disposto a donare
se stesso fino alla morte alla sua sposa, la Chiesa;
-
“Accettare di
diventare genitore” ovvero accettare di svuotare te stesso come Gesù
accetta di svuotare se stesso per generare la Chiesa con la
generosità totale dell’Amore Trinitario.
La
Parola, così come lo è l’Eucaristia, diventa quindi una presenza
concreta nella coppia e questa presenza è Gesù che si fa compagno di
viaggio e che chiede uno spazio nell’interno della relazione. E come
Maria accetta di accogliere dentro sé Gesù anche la coppia deve
accogliere Gesù che diventa il Signore della famiglia. È la preghiera
congiunta dei coniugi che prepara e sostiene la coppia ad accogliere
pienamente Gesù. Questo argomento è stato approfondito nel momento
dedicato agli interventi. L’assemblea ha rivolto ai relatori anche
domande relative al rapporto, spesso conflittuale, tra genitori e figli,
all’importanza della testimonianza nell’educazione alla fede e numerose
sono state anche le richieste d’informazioni sui corsi di formazione e
approfondimento per la vita di coppia.
Simposio n. 7:
Giovani
Le
note del canto “Mi pensamiento eres tu Senor” danno inizio al VII
Simposio, quello dedicato ai giovani e subito la sala rossa che ospita
più di duecento ragazzi si riempie di gioia ed esultanza.
“Dio ci ha trovati degni
di affidarci il Vangelo e così lo predichiamo” è il tema dell’incontro
introdotto dalla moderatrice Cinzia Torre, membro del CN, che ricorda ai
presenti di essere nel tempo dell’Agorà, dove i giovani scendono in
piazza per incontrare altri giovani.
Innanzitutto Dio ci ha
trovati – esordisce la relatrice Benedetta Fabbro del Comitato regionale
del Veneto – lui vede dove siamo, ci viene a cercare e ci trova. Proprio
perché ci conosce il Padre si fida di noi e per questo ci affida il
Vangelo, non un libro qualunque, ma il Verbo stesso di Dio. Giovani in
missione, dunque, guidati soprattutto dal messaggio del papa Benedetto
XVI per la prossima Giornata mondiale della gioventù a Sidney, dal
titolo “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi
sarete testimoni”.
La
lontananza della terra australiana ci aiuta bene a comprendere il senso
della missione “fino agli estremi confini della terra”. Ma se è vero che
c’è un’Australia fisica lontana ad attendere i giovani il prossimo
luglio 2008, è altrettanto vero che possono esserci tante terre
australiane spirituali vicine a noi, i cuori di giovani lontani,
bisognosi, desiderosi di una Parola che trasformi la propria vita. E
questi cuori possono essere anche molto prossimi, un compagno di banco,
di università, un collega, un familiare. C’è una domanda di felicità
nell’intimo di ogni ragazzo ma nessuno vi risponde come Gesù. Che fare
allora?
Casa e piazza, il binomio
indicato dal papa all’Agorà di Loreto ai ragazzi per rispondere a un
tale desiderio, formazione personale spirituale e umana da una parte e
missione dall’altra. Le domande che seguono l’intervento di Benedetta
testimoniano
il
silenzioso sì pronunciato dai ragazzi presenti. Come fare per annunciare
il Vangelo ai giovani che vediamo tristi e insoddisfatti? Quale il primo
passo da fare per portare Gesù?
Come far capire loro che
non basta l’esultanza di un momento ma che la fede richiede una sequela
e una crescita? Ancora una volta la risposta non può che essere l’invito
a crescere nella conoscenza personale e comunitaria di Gesù, anche
attraverso l’ascolto della sua Parola, per essere testimoni di Cristo
nel mondo con la propria vita e così dare ragione della speranza che è
in noi. A partire dall’Australia spirituale che attende ciascuno di noi
già da questa sera.