“Aspirate ai carismi più grandi
e io vi mostrerò una via migliore di tutte”
(1 Cor 12,31)

Sintesi dell'intervento di Salvatore Martinez

 

Clicca per ingrandire...Tutto ha inizio alle sponde del lago di Tiberiade.

 

Trasferiamoci sulle sponde del lago di Tiberiade, dove il ‘ministero pastorale’ ebbe inizio nella Chiesa. A Tiberiade Gesù chiede un attestato d’amore prima di affidare a Pietro il gregge: ‘Pietro, mi ami tu più di costoro?’. Anche a noi è posta dal Signore la stessa domanda - ‘Mi ami più di ogni cosa?’ – nella ‘nostra Tiberiade’, cioè il gruppo, nel giorno in cui il Signore ci ha chiesto di servire i fratelli e di guidarli. Quando siamo stati eletti al servizio carismatico abbiamo ripetuto la nostra dichiarazione d’amore ai fratelli? Dire a Gesù l’amore per i nostri fratelli significa restituirglieli ogni giorno ‘salvi’ e ‘più cresciuti’: altrimenti non avrebbero ragione di esistere il nostro ministero e il RnS. Gesù ci chiede prove d’amore. I carismi sono prove dell’amore dello Spirito.

 

‘Date loro voi stessi da mangiare’ (Mt 14,16)

 

Questo comando di Gesù agli apostoli stanchi davanti a una folla affamata è preludio del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Nel pane e nel pesce si identifica Gesù che sembra dire: ‘Fate eucaristia con me, fatevi eucaristia per me’. E come si dice amen quando si riceve il corpo di Cristo, anche noi possiamo dire ‘amen: Signore, vogliamo darti e darci ai nostri fratelli’. ‘Date loro voi stessi da mangiare’ condensa la sapienza eucaristica del recente Sinodo – ‘Cenacolo eucaristico e Cenacolo pentecostale’ - e un pensiero d’affetto vogliamo rivolgere al Pontefice Benedetto XVI che ha portato a conclusione l’Anno eucaristico voluto e iniziato dall’amatissimo Giovanni Paolo II. Lunga vita a Benedetto XVI e Giovanni Paolo II sia santo subito!”.

 

La carità, “via migliore di tutte”

 

Clicca per ingrandire...I carismi sono prove autentiche che Gesù è vivo ed è con noi. Ecco la “via migliore di tutte”. Aspirare a questa via esige sforzo: “se vuoi essere un carismatico devi amare”, ogni mancanza di carità è mancanza di carismi: “La carità non abbia finzioni”(Rm 12,9). “Operari sequitur esse”: il nostro fare è espressione del nostro essere: non ci sono buoni pastorali, ma buoni membri di pastorale. Che triste considerare le divisioni dovute ad un cattivo uso del carisma pastorale, vedere gruppi che improvvisano responsabili e assistere a raffreddamenti d’amore nella sottomissione fraterna che il carisma pastorale impone.

 

Amare non ‘per’ amore di Dio, ma ‘con’ l’amore di Dio

 

E’ una differenza enorme. I nostri fratelli e sorelle non vogliono essere amati alla rinfusa. Senza il cuore di Dio, il nostro cuore si stancherà presto. Vorrei che questo mio intervento segnasse per noi una nuova conversione pastorale, un’occasione per rilanciare il nostro servizio d’amore. Dobbiamo ripartire dallo Spirito. Gesù dice: “Venite a me voi tutti…ed io vi ristorerò”. Ecco il senso del miracolo eucaristico di Tiberiade: lo Spirito toglie la stanchezza agli Apostoli servitori annunciando la trasformazione del cuore.

 

Un triplice dinamismo d’amore

 

Il nostro servizio ha una triplice dinamica d’amore. ‘Offerta d’amore’. Non sono sufficienti buoni libri sul servizio pastorale per avere un buon RnS. “Ne chiamò alcuni perché stessero con Lui” (Mc 3,13): ecco la scuola dell’amore dove s’impara dallo Spirito e s’impara una persona, Gesù. ‘Intimità nell’amore’. La regola d’oro è data da Gesù: “Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto” (Gv 15,5). L’efficacia dell’azione pastorale non dipende da piani ben elaborati  ma dall’unione che abbiamo con Gesù. ‘Profezia dell’amore’. Il pastore comunica ciò che contempla, non dice del suo, fa parlare Dio col quale è stato ‘faccia a faccia’ nella preghiera.

 

Carità pastorale: cinque azioni dello Spirito

 

Clicca per ingrandire...La verifica del nostro essere servitori del Rns è in cinque verbi, cinque azioni dello Spirito di cui un vero animatore deve poter rispondere. Scegliere il RnS: lo Spirito ci ha scelti, ma noi abbiamo scelto il RnS? Con un’appartenenza responsabile e non episodica. Scegliere significa non essere distratto da mille altre proposte ecclesiali, è una scelta che deve farsi rispettare davanti a un parroco. Occorre una scelta definitiva senza paura di scontentare nessuno. Vivere il RnS: la preghiera comunitaria è solo l’inizio; un gruppo vive della Parola, delle celebrazioni, di rapporti fraterni e per fare questo serve un pastorale di servizio. Difendere il RnS: significa essere animatori che si pongono dalla parte dello Spirito, non lasciarsi spaventare da chi giudica, essere fedeli alla spiritualità . Diffondere il RnS: se non si diffonde, il RnS muore e i carismi soffrono l’atrofia spirituale. Diffondere significa dar vita a nuovi gruppi. Sostenere il RnS: provvedere alle necessità del movimento obbedendo a un comando di Dio alimentando la fantasia della carità.

 

Maturità ecclesiale e Movimento ecclesiale

 

Clicca per ingrandire...Il 30 maggio del 1998 Giovanni Paolo II in piazza S. Pietro disse: “Oggi dinanzi a voi si apre una nuova tappa: quella della maturità spirituale. Il 4 aprile, ricevendo in udienza privata il RnS il Santo Padre aveva coniato per noi una definizione nuova: “il Rinnovamento è un movimento ecclesiale”. Il RnS sin dalle origini è sempre stato chiamato ‘Movimento’. La definizione ‘teologico-pastorale’ del RS riassume i criteri di ecclesialità.

 

Sin dalle sue origini il RnS è Chiesa

 

Nel ’77 a Salerno, Primo Congresso del RnS nell’Italia Meridionale, i primi partecipanti s’interrogarono sulla loro identità, con l’affermazione di Salvatore Cultrera: “Siamo comunità ecclesiale”. Come definirli: gruppi o comunità? Nel ’79 a Rimini, padre Natale Merelli assistente spirituale del Cns, si occupò della definizione con la scelta di un nome ancora più significativo: fraternità.

 

“Frutti maturi di comunione”: la carità carismatica è vita comunitaria

 

“I partecipanti al RnS sanno di essere comunità, anzi fraternità, ma conservano il nome ricevuto al loro sorgere: gruppi di RnS”, affermava don Dino Foglio nel 1981. Tutti i gruppi sanno di essere comunità, vivono una vita comunitaria, così che in ogni realtà, gruppo o comunità il vero rinnovamento viva. Per questo non può essere contrapposizione tra gruppi e comunità del RnS. Nessun membro del RnS potrà sottrarsi alla vita comunitaria, senza per questo dover diventare una comunità propriamente detta o vedere in questa forma un Rinnovamento ‘migliore’.

 

Koinonia, Comunione

 

Koinonia era una parola forte alle origini del Rinnovamento, ancora oggi indica non la qualità di gruppi, ma la qualità della vita comunitaria, è il vincolo spirituale che rende possibile e comune un cammino fra persone prima estranee che s’impegnano a vivere come fratelli.

Questo processo avviene attraverso i gradi di una comunione che sono i criteri per comprendere la vita comunitaria di un gruppo. Due sono i massimi gradi ai quali lo Spirito conduce per crescere nella koinonia: condividere i beni spirituali (preghiera, Parola, carismi e ministeri), condividere i beni materiali. Lo Spirito chiama il Rns a rafforzare i vincoli di comunione al proprio interno per poterla testimoniare all’esterno.

 

Non c’è RnS senza vita comunitaria

 

Non è uno statuto a determinare la comunione all’interno del RnS. Decisiva è la maturazione spirituale nostra e dei gruppi. Non è mai stata usata propriamente l’espressione Rinnovamento= ‘gruppi di preghiera’: non è sbagliata ma è inadeguata. I nostri sono ‘gruppi ecclesiali fondati su una vita comunitaria carismatica’. L’espressione ‘gruppi di preghiera’ ha sempre indicato l’elemento basilare dell’incontro settimanale di preghiera comunitaria.

 

Come fioriscono o appassiscono i carismi

 

Clicca per ingrandire...Il RnS esiste per collaborare attivamente alla realizzazione dell’opera evangelizzatrice della Chiesa. Ma questo non accadrà senza vita fraterna e comunitaria che generi una più intensa vita spirituale e carismatica. Vita comunitaria è sempre sinonimo di vita carismatica: non cercate altri rimedi alla penuria di carismi.

Il segreto delle origini del RnS: era nella radicalità evangelica e nella semplicità evangelica che i sacerdoti trasmettevano e che una generazione di laici assunse con trasporto d’amore. La forza della comunione fraterna delle origini era data dalla preghiera, ma soprattutto dal sapersi tutti impegnati nel far conoscere Gesù vivo. Cosa fare per rilanciare questa vita comunitaria? Apriamoci con umiltà allo Spirito, lasciamoci condurre senza avere fretta di fare tutto o paura di non poter fare tante cose. La vita comunitaria è fatta di tre elementi: un cammino con più momenti d’incontro e di crescita settimanali sulla Parola di Dio; celebrazioni sacramentali ed extraliturgiche periodiche; maggior legame d’amore fra i membri di gruppo. Senza questi tre elementi  - vivendo solo di preghiera comunitaria – un gruppo non è pienamente cattolico. L’anemia spirituale e carismatica di un gruppo si risolve solo rafforzando la vita comunitaria. Non si può fermare il tempo: non si può vagheggiare le origini del RnS quando noi per primi abbiamo allentato la vita comunitaria ei nostri gruppi: non si può essere contenti delle ‘cipolle d’Egitto’  quando a Gerusalemme scorre ‘latte e miele’. Dobbiamo andare avanti: il nostro andare avanti dovrà essere un voltarsi indietro non per rimpiangere ma per recuperare l’impianto autenticamente ecclesiale.

 

Alcune parole…forti e chiare!

 

- Sulla formazione di un gruppo o comunità: deve essere permanente, settimanale, oltre l’incontro di preghiera. Non ci si può fermare alla sola evangelizzazione fondamentale (il seminario di vita nuova), ma tutti devono iniziare un cammino di crescita. La formazione ministeriale, portata avanti a livello regionale, non sostituisce la formazione di base, ma la presuppone.

Occorre più equilibrio, più attenzione al cammino di crescita dei fratelli.

- I ministeri regionali e nazionali: il ministero non è il luogo della crescita spirituale che sostituisce il gruppo, è il luogo della testimonianza, ma se non si vive un cammino settimanale risulta difficile capire cosa si testimonia. I ministeri non devono preoccuparsi di dire cose nuove, ma di ribadire le cose fondamentali. Il ministero non è ‘accademia dello Spirito’ ma ‘palestra dello Spirito’. I ministeri devono divenire strumenti di evangelizzazione.

- La presenza attiva e appassionata di sacerdoti è decisiva per il rilancio della vita comunitaria carismatica.

- Il livello pastorale diocesano: non è alternativo o parallelo a quello regionale, non è sostitutivo di quello locale, di gruppo.

- Rapporto tra RnS e Parrocchia: il RnS non è un movimento parrocchiale, della parrocchia per la parrocchia. Per sua natura il RnS è costituito da gruppi e comunità non necessariamente legati all’ambito parrocchiale, tanto nella presenza, quanto nella tipologia dei partecipanti al gruppo.

 

Ripartire dallo Spirito Santo

 

A Lucca, al meraviglioso Convegno internazionale dedicato allo Spirito Santo, parlavo di una “parentela d’amore” che lo Spirito nella Pentecoste ha creato con l’umanità. Al mondo manca la Pentecoste dell’amore. “Pentecoste è un’operazione divina, non fa i conti con le nostre abilità umane o con le nostre scelte. E’ Dio che sceglie, è Dio che ci ha scelti e si manifesta con potenza e se vede cuori uniti, cuori amanti”. Ci basti sapere che  è sempre viva e vera la promessa di Gesù: “Manderò a voi lo Spirito Santo”. E tutto ha inizio. E tutto può ricominciare.

Coraggio RnS! Sia lo Spirito Santo la certezza che ti rende sicuro. E la ‘ergine dalle mani alzate’ non cessi di danzare per noi davanti alla Trinità!


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