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Convegno sul laicato all'Università Lateranense

La cronaca, la galleria fotografica e un estratto della relazione di Salvatore Martinez

 

Il Convegno sul laicato all'Università Lateranense

 

Vigilia di Pentecoste “speciale” per oltre 200 rappresentanti delle diverse aggregazioni ecclesiali presenti in Italia, che nell’accogliente aula magna della Pontificia Università Lateranense, si sono confrontati sul tema: “Quale laicato per comunicare il Vangelo?”. L’occasione è stata creata dalla CNAL (Consulta Nazionale delle Aggregazioni Laicali), che ha organizzato il Convegno in stretta collaborazione con la Conferenza Episcopale Italiana.

Il Rinnovamento nello Spirito Santo ha partecipato con circa 50 delegati, provenienti da Lazio, Toscana, Marche, Abruzzo, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia.

Mons. Giuseppe BetoriNell’introdurre i lavori, mons. Giuseppe Betori, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana, ha voluto immediatamente affrontare l’interrogativo proposto dal tema, affermando: “Ai laici è chiesto di rielaborare, possibilmente in modo corale, una visione degli stili di vita fondati sul Vangelo”. Ha quindi richiamato l’attenzione sull’opportunità di favorire il migliore sviluppo e ed il sostegno più convinto al progetto culturale della Chiesa Cattolica italiana: ”Abbiamo un estremo bisogno di offrire, con categorie attuali e convincenti, una visione del mondo illuminata dal Vangelo, che possa essere tradotta nelle rappresentazioni dell’arte, nelle forme della comunicazione e nelle più varie espressioni della cultura”. Infine, ha invitato i presenti a non sottovalutare la grande occasione rappresentata dal prossimo Convegno Nazionale della Gino DoveriChiesa Italiana.

Gino Doveri, Segretario Generale della CNAL, ha sottolineato che la ricchezza di carismi dalle diverse aggregazioni ecclesiali può concorrere ad un’efficace comunicazione del Vangelo, esclusivamente all’interno di un’autentica spiritualità di comunione, superando ogni particolarismo, sentendosi, innanzitutto, parte del grande corpo della Chiesa.
Andrea RiccardiLo storico Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di S. Egidio, nella sua esauriente esposizione relativa alla storia della Chiesa italiana del “post Concilio”, ha messo in guardia da rischio dell’autoreferenzialità: ”Il cristianesimo italiano non si ridurrà inevitabilmente ad un fascio di isolette cattoliche e di istituzioni cattoliche in una società secolarizzata se avrà la capacità di essere insieme Chiesa di popolo, Chiesa di Comunità, Chiesa di movimenti e associazioni, complessa, dalle identità profonde ma anche dalle porte aperte, connessa alla cultura del nostro tempo ma memore del Vangelo”.

 A conclusione della sessione mattutina, il sociologo Franco GarelliFranco Garelli ha delineato il terreno sociale, spesso complesso e poco incoraggiante, su cui i cristiani sono chiamati a comunicare il Vangelo.

Il saluto di Mons. Paolo Rabittimons. Paolo Rabitti, ha introdotto la ripresa pomeridiana dei lavori. Il vescovo di San Marino, nel suo ruolo di Presidente della Commissione CEI per il laicato, rivolgendosi all’assemblea, ha ribadito l’urgenza di superare la tentazione dell’”autoreferenzialità”: “Né uno né ciascuno sono tutto, ma solo tutti e solo l’unione di tutti sono il tutto”.

Dopo che, nella sessione mattutina, si era affrontato il tema attraverso le prospettive dello storico e del sociologo, nel pomeriggio è stato dato ampio spazio ai contributi di alcuni tra i testimoni più accreditati dell’impegno laicale, all’interno della Chiesa italiana. Nel contesto di una tavola rotonda moderata da Salvatore Mazza, giornalista del quotidiano “Avvenire”, si sono alternati Paola Bignardi, Presidentessa dell’Azione Cattolica Italiana (“Le sfide della Comunità cristiana nelle città”), Davide Rondoni di Comunione e Liberazione (“Le sfide dei mutamenti sociali”), Grazia Bellini dell’AGESCI (“Le sfide del mondo giovanile”), Doriana Zamboni del Movimento dei Focolari (“Le sfide di una società multireligiosa e globalizzata” e Salvatore Martinez, Coordinatore Nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo (“Le sfide di una nuova domanda di spiritualità”).

Presentiamo di seguito un estratto dell’intervento di Salvatore Martinez: il testo integrale sarà pubblicato sui prossimi numeri della rivista “Rinnovamento nello Spirito Santo”. Lo stesso intervento sarà prossimamente disponibile anche nella versione video, direttamente sulle pagine del presente sito.

 


 

COMUNICARE IL VANGELO:

LE SFIDE DI UNA NUOVA DOMANDA DI SPIRITUALITA’

 

Estratto dell’intervento di Salvatore Martinez

Coordinatore nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo in Italia

 

 

Salvatore MartinezLo Spirito Santo:
      "Dolce ospite dell’anima” o estraneo?

 

«Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?» (cf At 19, 2), chiese san Paolo ad alcuni discepoli della comunità di Efeso. Replicarono: «Non abbiamo nemmeno sentito dire che ci sia uno Spirito Santo» (ibid.). La risposta non fu certo incoraggiante. Ancora oggi, per molti battezzati, lo Spirito resta “il grande sconosciuto” (Leone XIII; cfr Divinum illud munus, 1897, prima enciclica sullo Spirito Santo). Moltissimi cristiani non fanno esperienza dello Spirito, non godono appieno degli effetti della Pentecoste, perché non hanno instaurato una relazione vitale, intima, ordinaria con lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo, più che l’“Avvocato” che ci assiste nelle difficoltà sembra essere “prigioniero” di una fede sempre più debole, annacquata da sincretismi teologici e relativismi etici, prigioniero di una fede incapace di sperimentare la verità delle promesse di Gesù.

 

 

Lo Spirito Santo per una spiritualità profetica

 

L’insegnamento e la missione di Gesù sono tutti orientati alla consegna dello Spirito Santo: solo mediante lo Spirito è possibile rimanere veramente fedeli al Vangelo. Dice il libro dell’Apocalisse: «La testimonianza di Gesù è lo spirito di profezia» (Ap 19, 10).

 

L’umanità ha bisogno di essere sottoposta all’azione profetica dello Spirito con la quale viene vinto ogni spirito tenebroso che spegne l’amore di Gesù nel mondo e che fa appassire la fede nel cuore dei figli di Dio.

 

Nonostante siano in atto “ampi processi di secolarizzazione, si registra oggi nel mondo una diffusa esigenza di spiritualità” (cfr Giovanni Paolo II; Novo millennio ineunte, 38). Ma gli uomini tendono a soddisfare questo bisogno con proposte di salvezza estranee al Vangelo: è allora tempo di aprire le porte ad una nuova irruzione dello Spirito di verità, mediante il quale è possibile dare risposte profetiche a questo mondo che sembra avere desideri contrari allo Spirito di Cristo. Come dice Gesù “il mondo non mi conosce e non mi comprende dal momento che ha per padre il diavolo, omicida fin da principio, il falso, il padre della menzogna” (cfr Gv 8, 42-44).

 

Assistiamo ogni giorno alla più drammatica confusione tra il bene e il male, alla irrefrenabile tendenza a spacciare le lusinghe dello spirito del mondo per bene vero ed eterno. Afferma lo scrittore Anatole France: “L’umanità ha bisogno della verità, ma ha un bisogno ancora più grande della menzogna. La menzogna lusinga, dà momentanee consolazioni, illude con sogni senza limiti”. La sfida che dobbiamo accogliere come cristiani è quella che S. Agostino indica nelle sue Confessioni: “Non riducete il Vangelo a privata verità per non esserne privati”. 

 

Spiritualità e “cultura della Pentecoste”

 

La risposta all’esigenza di spiritualità passa dal nostro essere cristiani disponibili a coltivare l’amore dello Spirito per realizzare una nuova “cultura spirituale”, la cultura della Pentecoste. L’effusione dello Spirito, dalla Pentecoste storica di Gerusalemme, ci fa cogliere il punto nodale della spiritualità cristiana: non uomini e donne “colti su Dio”, ma “cultori di Dio”, testimoni di un rinnovato “culto a Dio” “in spirito e verità” (cfr Gv 4, 24), da cui solo discende una nuova cultura d’amore, la nuova civiltà dell’amore.

Di fronte al mondo che rivendica amore le nostre realtà locali talvolta presentano risposte inefficaci. Non vi sembri banale o riduttivo, piuttosto essenziale, chiederci:

  • Perché oggi la fede è carente? Perché non è rigenerata dall’amore dello Spirito.

  • Perché tante omelie non fanno più vibrare il cuore? Perché non vibrano dell’amore dello Spirito.

  • Perché le culture sono sempre più decadenti? Perché non sono fecondate dall’amore dello Spirito.

 

Salvatore MartinezE’ questo amore che forma gli “uomini spirituali”, uomini che talvolta sono ritenuti disimpegnati, quasi appartati in nicchie protettive e che invece rendono ragione della forza evangelizzatrice che c’è in loro. La vita spirituale è sempre preludio per la missione; i carismi e i ministeri dello Spirito sono “mezzi” attraverso cui si manifesta l’amore del Cristo Risorto e si testimonia la sua presenza viva nella Chiesa e nel mondo.

 

Spiritualità familiare

 

Occorre impegnarsi a dare alle nostre case e alle nostre famiglie una “spiritualità”, che contraddistingua il modo di vivere la fede e di professarsi cristiani, che riduca il divario tra fede e vita già nelle “piccole chiese domestiche”. Una spiritualità integrata, dove tutte le dimensioni umane sono comprese: corporeità, affettività, emozioni, razionalità, creatività, socialità. Una spiritualità che non sia una parte della vita, bensì la vita stessa guidata dallo Spirito.

 

Senza lo Spirito Santo molti ambienti familiari restano tristi, anonimi, paurosi, perché in essi si respira l’alito dello spirito del mondo. Avvertiamo il bisogno di famiglie “trasformate in Cristo” e non “conformate al mondo”, che si lascino guidare dallo Spirito in un vero cammino di libertà; famiglie che siano felici di appartenere a Gesù, che siano il volto di una Chiesa gioiosa, ferialmente consapevole di essere salvata e dunque amata; il volto di una Chiesa felice, non spensierata; piena di speranza e non di vacue illusioni.

 

La spiritualità è sempre cristocentrica

 

Il Vangelo è comunicazione da cuore a cuore: è un annuncio privo di mediazioni, di sovrastrutture. Dobbiamo rivelare Gesù e non noi stessi; è Cristo che deve apparire e non le nostre invenzioni comunicative. Non possiamo annunciare ciò che non abbiamo sperimentato nel cuore, né proclamare chi non abbiamo incontrato: al mondo, ai giovani, ai poveri, ai dubbiosi, dobbiamo mostrare una persona: Gesù, il Vivente.

Negli Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il primo decennio del Duemila, “Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia”, i nostri Vescovi hanno scritto un pensiero che sembra suggellare quanto fin qui auspicato. “Abbiamo bisogno di cristiani con una fede adulta, costantemente impegnati nella conversione, infiammati dalla chiamata alla santità, capaci di testimoniare con assoluta dedizione, con piena adesione e con grande umiltà e mitezza il Vangelo. Ma ciò è possibile soltanto se nella Chiesa rimarrà assolutamente centrale la docile accoglienza dello Spirito, da cui deriva la forza capace di plasmare i cuori e di far sì che le comunità divengano segni eloquenti e motivo della loro «vita diversa» (Comunicare… n. 45).

           

 

Conclusione

 

 Giovanni Paolo II, nella Lettera apostolica “Rosarium Virginis Mariae”, ci ha raccomandato di non trascurare la “preghiera contemplativa del Rosario” per una maggiore “fecondità spirituale” (RVM, 3). Nella Lettera siamo invitati a fissare i nostri occhi sullo “sguardo ardente di Maria per l’effusione dello Spirito nel giorno di Pentecoste (cfr At 1, 14) ”.

 

Alla vigilia della Pentecoste, in questo Cenacolo in cui Maria è certamente presente, vogliamo chiederle, umilmente, di insegnarci a compiere – con l’aiuto dello Spirito – la più grande tra le azioni carismatiche: generare Gesù! Il nostro cuore, se abitato dallo Spirito, genera Gesù nella storia, lo rende vivo e ci rende vivi con Lui.

           

Con Charles de Foucald vogliamo pregare: Spirito Santo, concedici che “tutta la nostra persona respiri Gesù, che tutta la nostra vita gridi che apparteniamo a Gesù, che tutto il nostro essere diventi un riflesso di Gesù, un profumo di Gesù, qualcosa che gridi Gesù, che faccia vedere Gesù, che risplenda come un’immagine di Gesù” (da “Il modello unico”).

 

Grazie Spirito Santo. Veni, Sancte Spiritus!

 



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