Speciale: comunicazione e appartenenza |
Diamo
forma
Rigel Langella
Comunicare: un fuoco ardente
Comunicare è un dono salvifico che viene da Dio per renderci partecipi del suo mistero comunicativo. È una condizione che caratterizza ogni donna, ogni uomo e la Chiesa stessa nel suo complesso. In positivo possiamo riscon-trare molti ambiti in cui la comunicazione è positivamente realizzata: pensiamo, in partico-lare, proprio all’esperienza dei nostri gruppi, accomunati da un linguaggio caldo, intimo e profondo, che scaturisce dall’esperienza dell’effusione dello Spirito e si manifesta nella preghiera comunitaria condivisa e partecipata. Ecco, anche la rivista Rinnovamento nello Spirito Santo è una sorta di prolungamento, forse più meditato, di questa esperienza specificamente carismatica, con la sua espressività e condivisione vivace. L’urgenza di comunicare quello che ci urge nel cuore è una caratteristica profetica: come tacere quello che lo Spirito ci mette nel cuore. A tale proposito ricordiamo le parole potenti di Geremia, nella sua confessione: «nel mio cuore c’era come un fuoco ardente chiuso nelle mie ossa, mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo» (Ger 20, 9b). Nei gruppi, nelle diverse realtà regionali, nelle comunità, lo Spirito continuamente ispira, suggerisce, smuove macigni e ci porta a percorrere, con piedi di cervo, le asperità della vita: «i passi tortuosi siano diritti; i luoghi impervi spianati» (Lc 3, 5).
Conosciamoci meglio
Nonostante difficoltà e limiti, inevitabili, in un lavoro complesso e impegnativo quale quello editoriale, cerchiamo di dare forma alle vostre idee. Siccome non ne abbiamo mai parlato vogliamo spiegarvi come accade e quali sono le fasi e i passaggi di lavorazione di un testo in redazione. Come sapete la nostra casa editrice ha due sedi: una a Enna, che si occupa prevalentemente di editoria e quella di Roma, dove si trova anche la redazione dei due periodici del Movimento: Rinnovamento nello Spirito Santo e Alleluja, rispettivamente mensile e trimestrale.
Come i testi arrivano in redazione
Molte sono le strade con cui un testo, che può essere una testimonianza, una breve da inserire nelle news, una preghiera, una catechesi, una lettera con richieste, elogi, ringraziamenti o… critiche, pure quelle bene accette, arriva in redazione. Anche in questo vediamo come l’evoluzione nell’uso dei nuovi media abbia influenzato i nostri lettori e collaboratori. Dall’inizio delle pubblicazioni della Rivista, avvenuto nel 1985, e fino a pochi anni fa, arrivavano quasi esclusivamente per posta lettere scritte a mano, spesso poco leggibili, oppure ciclostilati di newsletter dai gruppi. Questi ultimi sono stati soppiantati dapprima dall’invio di fotocopie, poi dai fax. Restava però l’esigenza di dattiloscrivere nuovamente i pezzi. Ora, a partire dal 2000 circa, la maggior parte del materiale, non solo quello proveniente dai collaboratori fissi, professionalmente più attrezzati, ma anche dai collaboratori occasionali avviene almeno all’80% per e-mail. Grazie alla posta elettronica, possiamo scaricare direttamente il file sul PC e non è più necessario digitare il pezzo. Questo comporta non solo un risparmio di tempo prezioso, ma anche minore possibilità di errori. A questo punto i testi vengono tutti archiviati e conservati, ma la pubblicazione dipende dalla linea editoriale e dalla programmazione che si svolge con cadenza trimestrale. A quel punto si elabora il cosiddetto “timone”, nel corso delle riunioni trimestrali di programmazione con Donato, Luca, Luciana, il Consiglio e la supervisione di Salvatore. Subito dopo, Elena e Maria, in base al timone che fissa la programmazione, iniziano la lavorazione dei pezzi che consiste in diverse fasi: selezione; inserimento; redazione in base alle norme tipografiche e revisione per inserire il pezzo armonicamente nel contesto del numero in cui viene pubblicato, aggiungendo titolo, sottotitoli, occhiello, suddividendo in paragrafi e presentando il pezzo o il suo autore con una breve introduzione che invogli il lettore a non sfogliare solo le pagine, ma a leggere fino in fondo. Questo nel caso gli articoli siano già arrivati, regolarmente e puntualmente in redazione, due mesi prima della data di stampa. È questa una buona norma da tenere a mente per far arrivare tempestivamente le vostre informazioni su corsi, convegni, meeting e altro, insomma per avere la sicurezza che arrivino in tempo per essere pubblicate. Ma non sempre è così e, allora, inizia la caccia, via telefono, e-mail, cellulare e… “piccione viaggiatore” al collaboratore riottoso… e ritardatario.
L’impaginazione dei testi
A questo punto i testi hanno bisogno di una bella veste, così si chiama infatti l’abito grafico che un testo assume e che oggi, rappresenta un valore aggiunto di un ulteriore 50% rispetto al pezzo. È difficile, infatti, che un articolo, magari molto interessante, sia letto con la stessa attenzione se scarno o del tutto privo di illustrazioni che ne esaltino e ne evidenzino i contenuti. A questo proposito, non dobbiamo confondere la sciatteria con la povertà evangelica: oggi il mezzo è il messaggio (Mc Luhan) e tante, fin troppe volte, all’Università Gregoriana mi hanno ripetuto che presentare male un messaggio significa sminuire il contenuto e il destinatario stesso. Non scriveremmo mai a una persona cara su un foglio raccolto spiegazzato dal cestino della cartaccia! In questa fase entrano in gioco Antonella e Claudio, i nostri grafici, che iniziano la selezione iconografica, ossia la raccolta delle immagini da inserire in copertina, negli articoli oppure per ideare il logo di una nuova rubrica. Anche in questo campo l’evoluzione tecnologica ha semplificato il nostro lavoro. Fino alla fine degli anni ’90, per avere una buona resa occorreva acquistare le foto da un’agenzia fotografica e poi farle riprodurre in tipografia. Ora, con lo scanner, le illustrazioni vengono inserite direttamente dai grafici e, a volte, non è neppure necessario: anche le illustrazioni, sempre più spesso nel corso di quest’ultimo anno, arrivano via e-mail, grazie allo sviluppo e diffusione delle tecnologie digitali.
Correzione bozze e altro
Una volta che i grafici hanno preparato “l’impaginato”, inizia la correzione delle bozze: i testi vengono confrontati con l’originale per verificarne la corrispondenza, ma questo non è tutto. Occorre equilibrare armoniosamente i paragrafi, eliminare quelli che in gergo si chiamano “vedove” e “orfani” (parole o sillabe isolate su una riga), verificare la corrispondenza di tutte le citazioni bibliche, letterarie e magisteriali e tante, tante altre cose ancora… Per questo, anche nelle migliori famiglie giornalistiche, qualche errore non manca mai quando alla fine il giornale è stampato e agli occhi balza subito quello che dopo tante letture e riletture non si vedeva mai. Infatti, la correzione di bozze è triplice, con rilettura dei testi, riscontro, inserimento delle didascalie e così via. Il terrore delle redazioni è il cosiddetto refuso tipografico: una parola che ha un senso compiuto, ma nel contesto ne assume un altro, completamente diverso. Tanti sono passati alla storia del giornalismo e se ne trovano esempi addirittura in molti libri.
Finalmente in tipografia
Arriva, infine il desiderato momento di andare in tipografia, ma non è ancora finito il nostro lavoro perché dopo qualche giorno ci viene consegnata la “ciano”: una sorta di ulteriore bozza a colori. Dopo l’ultima revisione e qualche correzione in foto-finish si dà l’OK per la stampa. Però, il nostro lavoro non è del tutto concluso perché a questo punto deve attivarsi Arianna, ufficio abbonamenti, che manda in spedizione la Rivista e solo allora, speriamo, potrà arrivare presto e bene, nelle vostre case.
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