per non interrompere il cammino intrapreso
Intervento del Coordinatore nazionale a conclusione
della XXIV Conferenza Animatori del RnS
e del triennio pastorale 1997-2000
Rimini, 1 novembre 2000
A conclusione del triennio di servizio
pastorale sentiamo la necessità di riaffermare la verità sul cammino
ormai trentennale del RnS, al fine di fugare possibili difficoltà
interpretative: questo è già procedere tra memoria e profezia.
Entriamo, allora, in una prospettiva d’amore nel considerare le cose
che seguiranno; in special modo nel dare il giusto significato e la
giusta collocazione a tre espressioni che concorrono a definire il
RnS: corrente di grazia,
movimento ecclesiale, associazione privata di fedeli.
Perché il RnS è un movimento?
Nella parola “movimento” c’è sempre una nozione carismatica: negli
altri movimenti lo Spirito suscita nel cuore di un uomo o di una
donna, denominati fondatori, un carisma specifico. Esso è un dono per
tutta la Chiesa; da esso scaturisce una missione che si esprime
mediante la comune testimonianza di alcuni credenti che scelgono di
aderire vitalmente a quel carisma specifico. Nel Rinnovamento la
realtà è diversa, ma uguale è la “fonte” e lo “sbocco”: la fonte è lo
Spirito, lo sbocco la Chiesa.
Perché allora l’esperienza è diversa, così che la denominazione
“movimento” può apparirci atipica, per così dire, sui generis?
Non abbiamo un fondatore umano a cui lo Spirito assegni una specifica
missione, in forza di un carisma ricevuto e condiviso con altri: nel
Rinnovamento, lo Spirito ridesta nel cuore dei credenti,
spontaneamente – siano essi laici, sacerdoti, vescovi – l’adesione
alla spiritualità carismatica, più che a uno specifico carisma.
Lo Spirito risveglia la fisiologia propria della Chiesa, che è
un’esistenza nello Spirito Santo, così che chi si apre al Rinnovamento
si apre al movimento dello Spirito nella Chiesa, secondo le
ispirazioni e le mozioni che egli mette nel cuore dei credenti. È per
questo che il Rinnovamento, se è davvero guidato dallo Spirito, non
può che essere ecclesiale, profondamente ecclesiale, per vivere nel
cuore della Chiesa.
L’espressione “movimento ecclesiale”, allora, non snatura la realtà
spirituale diffusasi negli anni trascorsi, anzi qualifica l’identità
spirituale del Rinnovamento nello Spirito. Non c’è altro sbocco per la
nostra corrente di grazia se non la Chiesa, come già si affermava alle
origini del Rinnovamento: rinnovare la Chiesa, dall’interno, fino a
scomparire. Ecco perché il nostro movimento spirituale-carismatico
viene oggi definito dai nostri vescovi, in primis da Giovanni
Paolo II, un “movimento ecclesiale”. Il Rinnovamento è allora uno
specifico movimento dello Spirito nella Chiesa, una corrente di grazia
che rinnova la Chiesa dall’interno ed è disponibile, con la Chiesa, a
nome della Chiesa, a rinnovare il mondo.
“Siete”... “appartenete” a un movimento ecclesiale (Giovanni Paolo II)
Il Papa, nel 1998, anno dedicato allo Spirito Santo, ha usato due
definizioni all’indirizzo del Rinnovamento nello Spirito: “siete”
un movimento ecclesiale e “appartenete” a un movimento
ecclesiale. Non bisogna avvertire in queste due definizioni, che
riguardano il Magistero della Chiesa sul RnS, un discernimento poco
felice, forse ingabbiante, destinato a far perdere al Rinnovamento
spontaneità e libertà nell’uso dei carismi. È assolutamente il
contrario!
Quando il Papa dice: “siete” un movimento ecclesiale, si
riferisce alla nostra identità; quando afferma: “appartenete” a un
movimento ecclesiale, indica invece la modalità attraverso cui si
deve esprimere la nostra identità, il nostro specifico cammino.
“Siete” un
movimento ecclesiale
significa: muovetevi con la Chiesa, aiutate la Chiesa a muoversi nella
docilità allo Spirito; pregate, evangelizzate, testimoniate che Gesù è
vivo a nome della Chiesa. “Siete” un movimento ecclesiale:
esprime una realtà in essere e al contempo in divenire verso la sua
identità più profonda. Una realtà di cui essere sempre più consapevoli
per non far mancare alla Chiesa ciò che essa è, anche attraverso la
nostra testimonianza carismatica. Noi siamo ciò che la Chiesa, guidata
dallo Spirito, già è e pure deve divenire.
“Appartenete” a
un movimento ecclesiale
significa: “siete parte”, cioè partecipate di un cammino che vi
vede impegnati, spesso con fatica, insieme a molti altri fratelli. In
altre parole: non sono solo, non vivo per me stesso, il mio gruppo non
è tutto, la mia regione non è tutto; il Rinnovamento è parte di un
corpo, la Chiesa, i cui confini sono assegnati dallo Spirito, non da
noi. “Appartenete” a un movimento ecclesiale significa, infine:
“vivete in comunione”, con strutture diverse, carismi diversi,
organi pastorali con diverse funzioni e livelli, sotto l’unico nome di
“Rinnovamento nello Spirito”, per realizzare quella “unità nella
diversità” che sola testimonia della presenza dello Spirito.
Il Rinnovamento è “una corrente di grazia”
Che cosa è, allora, il RnS nel duplice binomio di corrente di
grazia e di movimento ecclesiale? Il RnS è ricchezza di
espressioni, di forme, di continue ispirazioni che danno vita a opere
e ambiti di missione sempre nuovi, come lo Spirito, nella sua sovrana
libertà, decide di renderli manifesti. Una “grande famiglia di
famiglie”, una grande comunione di carismi e ministeri orientati e
promossi dal Comitato Nazionale di Servizio sulla base del
discernimento del Consiglio Nazionale. Se ciò non accade
“costringiamo” lo Spirito a darci fondatori che non vogliamo.
Infatti, se lo Spirito suscita nel cuore di questa grande famiglia
nuove fondazioni, nuovi ministeri, nuovi ambiti di missione e noi non
riconosciamo in queste novità un dono per tutto il movimento – così da
non riuscire a collocarli entro le nostre strutture, entro i nostri
limiti strutturali – costringeremo questi “carismi” a stare “fuori dal
corpo”. Avremo così acconsentito alla moltiplicazione di Rinnovamenti
e dovremo accettare lo sforzo maggiore di far comunione “dal di fuori”
anziché “dal di dentro”.
Le nostre difficoltà maggiori sono nate quando non siamo riusciti a
comprendere questa nostra vocazione alla comunione. Un tempo eravamo
nell’infanzia, nell’immaturità, adesso la stagione della maturità
passa anche dalla purificazione della memoria, ricordando la nostra
storia. Il RnS deve diventare, sempre più, un luogo dello Spirito
ampio, dove si sta bene, dove i doni di Dio non vengono spenti e
soffocati, dove non si ha paura di osare e di assumersi
responsabilità, dove i fratelli vengono incoraggiati a mettere a
disposizione il loro tempo e i doni che Dio ha donato loro; dove i
giovani e le famiglie individuano la speranza più viva del nostro
futuro e un terreno di evangelizzazione per noi irrinunciabile; dove
gli anziani rappresentano “il cuore, la memoria e la tradizione” di
un’esperienza che non diviene nuova nel tempo, ma che si rigenera
mediante ambiti e impegni diversi.
Allora – all’approssimarsi del rinnovo degli organi pastorali di
servizio – perché smarrirsi all’idea di non essere più rieletti a una
funzione pastorale, quando lo Spirito offre la possibilità di
intraprendere nuovi servizi e missioni in seno al RnS? È ormai fin
troppo evidente, a carattere nazionale come anche locale, che il
“governo” del RnS ai vari livelli (Comitato nazionale, regionale,
diocesano, pastorale di servizio) non può rappresentare l’unica forma
attraverso cui si esprimono tutte le attività e i doni concessi da Dio
ai gruppi e alle comunità. Ecco perché lo Spirito ci spinge a
considerare la “forza della novità”, rappresentata dai fratelli –
nuovi e anziani nel cammino – che meritano di essere ancor più
coinvolti nell’animazione e nella diffusione del RnS.
L’esperienza
carismatica
Quando parliamo di maturità ecclesiale – riprendendo la
consegna di Giovanni Paolo II a tutti i movimenti, in occasione della
Pentecoste del ’98 – dobbiamo sforzarci di percepire la Chiesa, e in
essa il RnS, nella sua diversità di doni, rifuggendo dalla tentazione
di dare graduatorie o giudizi di gradimento. Nessuno può avere la
pretesa di definire il Rinnovamento, perché non è possibile definire
lo Spirito Santo: egli resta anonimo! La missione del Rinnovamento
deve consumarsi nello sforzo di indicare, sostenere, mostrare come lo
Spirito rende presente Gesù nella vita di un credente.
I carismi di animazione, di profezia, di intercessione, di guarigione,
di liberazione, di evangelizzazione, di governo – l’elenco sarebbe
lungo – indicano alcune particolari manifestazioni dello Spirito di
cui i nostri gruppi devono dare testimonianza, in spirito di dialogo
continuo e di fiduciosa obbedienza ai Pastori della Chiesa. Quando san
Paolo descrive i carismi nella vita delle prime comunità cristiane,
non parla di una corrente di grazia nella Chiesa, di un movimento
ecclesiale o di una comunità speciale all’interno della Chiesa: parla
della Chiesa stessa, della Chiesa apostolica, della nostra madre
Chiesa, non di un’altra Chiesa che oggi, nostalgicamente, noi
chiediamo allo Spirito di realizzare.
Lo Spirito, da duemila anni, ha suscitato movimenti di risveglio
carismatico di varie tipologie, con diversi ambiti di missione e
storicizzazione. Nel secolo appena trascorso ha suscitato il
Rinnovamento carismatico cattolico, affidandoci una missione da
compiere: essere nella Chiesa e per la Chiesa segno di una novità di
vita contagiosa, la vita nuova secondo lo Spirito. Il Rinnovamento è
“luogo dello Spirito” dove l’unico Spirito, invocato con fede e
incessantemente, rifiorisce con la sua sorprendente presenza e con i
suoi doni nella vita di chi lo invoca e lo sa attendere.
Noi, con la nostra esistenza, ricordiamo alla Chiesa, dentro la
Chiesa, che non si può fare a meno dello Spirito Santo, che bisogna
ricorrere a lui perché il Vangelo di Gesù si diffonda nel mondo come
potenza di Dio. Il RnS è una modalità spirituale di vivere il Vangelo,
una nuova comunicazione della fede in cui ogni aspetto della vita
cristiana, supportata dai doni carismatici, viene accolto e favorito.
Il RnS è il volto di una perenne Pentecoste, manifestata mediante la
forza di quella spiritualità carismatica che dell’evento prodigioso
della Pasqua di Gesù fa una ragione di vita nell’inno incessante di
lode a Gesù vivo e Signore!
Due pericoli da evitare
Dal momento, allora, che non scegliamo un carisma ma abbracciamo una
spiritualità come stile di vita, è indispensabile la comunione
ecclesiale sempre più profonda con sacerdoti e vescovi, perché il
Rinnovamento non appaia una “super-Chiesa”. Questo non lo vorrebbe
certo il nostro fondatore, lo Spirito Santo, che ci chiama a essere
umili e a stare dove occorre, cioè dove bisogna servire, secondo i
carismi che ci sono stati elargiti, senza chiusure, mire o nostalgie
umane.
Al contempo il Rinnovamento non deve apparire come una “Chiesa
parallela”: anche questo non è gradito allo Spirito Santo, che anima
una sola Chiesa, fondata da Gesù duemila anni fa, alla quale noi non
abbiamo niente da insegnare né da contestare; abbiamo, piuttosto, una
testimonianza, anche audace da offrire mediante la vita carismatica e
l’uso dei carismi che lo Spirito assegna ai nostri fratelli. È
attraverso la testimonianza carismatica che ancora oggi lo Spirito
opera prodigi e diffonde amore contagioso per il Signore, così che i
nostri gruppi recuperano la fede in Gesù e le Chiese ritornano a
popolarsi.
Cosa significa “il RnS è un’associazione”?
Nel dire “siete” e “appartenete” a un movimento ecclesiale,
il Papa esplicita ciò che è accaduto nel 1996, con l’approvazione
dello statuto del RnS. Ci venne chiesto dalla
Cei, agli inizi degli
anni novanta, di presentare il modo in cui il Rinnovamento nello
Spirito – cioè tutta la grande famiglia di regioni, diocesi, gruppi,
ministeri e servizi – si articolasse sul territorio nazionale. La
gerarchia desiderava, in tal modo, meglio recepire e ratificare,
mediante il discernimento che le è proprio, l’esperienza del
Rinnovamento. Questo ha portato a un’approvazione ecclesiale
nell’unica forma possibile, secondo la natura del RnS, prevista dal
Codice di Diritto canonico: “un’associazione privata di fedeli”.
Dietro questa dizione, però, vive e cresce il movimento ecclesiale
Rinnovamento nello Spirito. Porsene fuori, in cerca di autenticità e
di esperienze di libertà carismatica, non significa solo porsi fuori
dagli ambiti di un’associazione, propriamente detta, ma significa
venire meno a una chiamata alla comunione che si realizza,
storicamente e dal 1996 anche per volontà dei vescovi, all’interno del
RnS.
L’adesione al RnS è sempre un’adesione vitale: lo Spirito precede le
regole, i criteri, le forme di obbedienza e di sottomissione che ci
diamo, perché gruppi e comunità siano decorosi e svolgano le loro
attività nell’ordine dovuto. L’osservanza di uno statuto non è di per
sé sinonimo di “appartenenza al RnS”, se essa è solo un fatto
esteriore e non vitale, formale e non interiore. Lo statuto individua
una configurazione del RnS sotto il profilo organizzativo; attesta
come si articola al suo interno il RnS, oggi, e non in una forma
definitiva. Le congregazioni religiose, se sono ancora oggi in vita, è
perché da anni e per anni hanno costantemente aggiornato le loro
costituzioni altrimenti… che spazio ci sarebbe stato per lo Spirito
Santo? Lo statuto fotografa l’esistenza dei diversi organi pastorali
del RnS a servizio dei fratelli: bisogna evitare di percepirli come
“uno accanto all’altro” o “uno più in alto o più in basso dell’altro”;
sono ciascuno “parte dell’altro”, ciascuno partecipe dell’altro.
Qualcuno, di tanto in tanto, sente la necessità di porsi fuori dal
Rinnovamento nello Spirito, affermando che nella corrente di grazia
del Rinnovamento carismatico cattolico c’è posto per altre realtà e
denominazioni. Lasciare il Rinnovamento nello Spirito non significa
solo lasciare una specifica realtà, che ha uno statuto e dei
responsabili con cui, probabilmente, non si va d’accordo; significa
piuttosto rompere la comunione, moltiplicare i “rinnovamenti”. Il
Rinnovamento è uno; nasce uno: il Rinnovamento carismatico cattolico
è, in Italia, il Rinnovamento nello Spirito. Se storicamente, agli
inizi del Rinnovamento, ci furono delle spaccature e queste diedero
origine a altre comunità, non si può legittimare un peccato di
divisione per certificare che esistono “più rinnovamenti”.
Il RnS è “unità nella diversità”
Non c’è bisogno di porsi fuori dalla comunione per esprimere la
diversità nell’unità. Anche comunità con statuti approvati dalla
Cei o dal Vaticano si
riconoscono nel Rinnovamento nello Spirito, pur se con la libertà di
espressione che gli impegni comunitari, assunti davanti al vescovo,
esigono relativamente alla missione specifica che la comunità stessa
ha in seno alla più grande missione del Rinnovamento. Questo fa lo
Spirito, in forza dei carismi e delle missioni che assegna: “distingue
e non divide”. Ecco perché il RnS guida e orienta al proprio interno
gruppi e comunità (queste, poi, con stati differenti: “di alleanza” o
“di vita”). Abbiamo comunità che hanno statuti e approvazioni
diocesane precedenti a quella della
Cei, pur appartenendo
fin dalle origini al RnS.
Si tratta di fratelli che hanno avvertito, nel corso del cammino di
crescita, la necessità di darsi impegni di vita comunitaria, per
meglio aderire alla proposta di vita nuova offerta dal RnS. La sfida è
sempre quella di accogliere in una nuova armonia questi “frutti
maturi” sorti in seno al RnS, cercando di coniugare i vari statuti
esistenti.
Evitiamo di sottovalutare queste dinamiche relazionali ed ecclesiali:
se assistiamo al ritorno di fraternità, di collaborazione con alcune
comunità di lunga tradizione nella storia del Rinnovamento, è perché
lo Spirito sta suscitando un dono di riconciliazione sincero che fa
ricercare, intanto, ciò che ci unisce, piuttosto che ciò che ci
divide. È questa la nostra forza, come da tempo ci ricordano i vescovi
che seguono il nostro cammino comparandolo con quello del Rinnovamento
di altri paesi del mondo: la tensione alla comunione che ci sta
facendo crescere e maturare nella considerazione e nella credibilità
ecclesiali.
Bisogna fare attenzione, allora, a usare impropriamente i nostri
confini associativi, legati alle norme dello Statuto che individuano
un’organizzazione del Rinnovamento, senza tenere conto di questa
azione di comunione che lo Spirito esige. L’Associazione RnS, intesa
come quel cammino che i vescovi hanno accolto nella sua configurazione
e sviluppo nazionale fin dal 1975, è l’unica espressione nazionale del
Rinnovamento carismatico cattolico in Italia. Le altre comunità locali
o a diffusione extra diocesana, che sono fuori dalla comunione di
indirizzo e di collaborazione ecclesiale con il RnS, anche se
approvate da vescovi locali, sono chiamate, per volontà della
Cei, a ricondursi a
forme di comunione visibile con il RnS. La Chiesa ci vuole uniti, il
più possibile, e chiede a noi del RnS, laddove è consentito, di
intraprendere iniziative di comunione con quelle comunità storiche
che, dopo tanti anni, si sono ormai consolidate e diffuse, con
riconoscimento ecclesiastico, fuori dal RnS. Accade, invece, che altri
soggetti o realtà storicamente operanti all’interno del RnS si pongano
fuori dalla comunione con il RnS, per poi ritrovarsi a fare comunione,
non più dall’interno, ma dall’esterno.
La giustificazione di questo comportamento si basa sull’affermazione
che “l’Associazione non è il Rinnovamento”: ma i vescovi non hanno
riconosciuto l’espressione nazionale del Rinnovamento in
un’associazione per legittimare spaccature o alterare la nostra
storia, facendoci diventare una sigla tra le tante possibili. I
vescovi hanno approvato il Rinnovamento e l’associazione è la forma
giuridica in cui gruppi e comunità si riconoscono; le forme di vita
comunitaria, le esperienze che lo Spirito continua a suscitare, anche
quelle che non si trovano elencate nello Statuto, vanno
armonizzate, accolte, considerate, senza che sia necessario operare
fratture. A meno che alla base di tutto non si debba ravvisare
“l’incompatibilità di governo”, cioè tensioni nate tra responsabili,
litigi per cariche elettive, difficoltà ad accettare di non avere
ruoli di primo piano o ad accogliere indirizzi e principi che nel
discernimento comunitario ci si dona per un cammino decoroso e
unitario. E così, purtroppo, si finisce col giustificare la diversità
carismatica e la fedeltà allo Spirito, scomodando lo Spirito per
legittimare, a uso privato, diversità di carismi e di forme di
Rinnovamento.
La sfida irrinunciabile alla comunione
Dobbiamo crescere e comprendere più profondamente le modalità della
comunione ecclesiale, spesso di non facile attuazione. La comunione è
un fatto e va solo riconosciuta: Gesù muore sulla croce per stabilire
la comunione tra il cielo e la terra. Gesù muore per stare in
comunione con coloro che ama.
Come il Signore ci chiede di fare comunione con i nostri fratelli?
Morendo e risorgendo uniti. La comunione, allora, reclama il prezzo
della croce: morire a se stessi, sempre, e farsi uno con gli altri, lì
dove il Signore ci ha posto, specie se abbiamo servito una realtà, ne
siamo stati cioè l’espressione più profonda. Nel bene di tutti c’è
anche il mio bene; nella volontà di tutti c’è posto anche per la mia
piccola sofferenza. La comunione è il dono più grande dello Spirito
alla Chiesa cui devono essere sacrificati tutti i particolarismi.
Comunione non è omologazione, ma ricchezza, multiformità; comunione
non è organizzazione: norme, schemi, strutture non sono la comunione,
permettono semmai che si realizzi.
NATURA E MISSIONE
DEL RINNOVAMENTO
NELLO SPIRITO SANTO
IN ITALIA
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