La relazione del terzo giorno della
Conferenza approfondisce il tema della preghiera comunitaria carismatica nel
Rinnovamento. Il tema viene sviluppato da due relatori, Sebastiano Fascetta,
già coordinatore regionale del RnS Sicilia, e Luciana Leone, direttore
editoriale delle Edizioni RnS. Nella prima parte Sebastiano Fascetta
considera come la preghiera comunitaria sia innanzitutto il frutto di
un’eredità: si tratta di un modo di pregare che abbiamo ricevuto per trasmissione,
grazie all’esperienza di testimoni e di coloro che ci hanno preceduto nel
cammino di fede; ma si tratta anche di un evento che realizza la presenza, l’azione,
l’unzione dello Spirito. Un’esperienza pentecostale che non può essere meramente
consolatoria ma deve condurci a un vero rinnovamento interiore. Sebastiano ha
poi richiamato alcuni punti essenziali per una corretta visione della preghiera
comunitaria carismatica: la pedagogia
dello Spirito, cioè il modo in cui lo Spirito educa nel modo di essere, di pensare,
volere, sentire, agire, relazionarsi, guardare il mondo, se stessi e gli altri;
il primato dello Spirito, cioè il
riconoscere che lo Spirito è soggetto, guida, ispirazione della preghiera; la dimensione comunitaria della preghiera
carismatica, che non è rappresentata soltanto dallo stare riuniti insieme, ma
che deve vederci concordi, accoglienti, gli uni membra degli altri, con l’unico debito comune della carità;
infine, l’esercizio dei carismi nella
comunità cristiana che è costituita da membra diverse nella reciproca
collaborazione, “secondo l’energia propria di ogni membro” (Ef 4, 16), e
secondo il carisma specifico di ciascuno. Il dinamismo profetico della
Pentecoste si realizza nell’armonizzazione tra l’uno e il molteplice, l’unità e
la diversità. Un
gruppo, una comunità è unita non perché tutti fanno la stessa cosa ma perché
ciascuno nella propria unicità e diversità si arricchisce mettendosi a servizio
dell’altro.
Nella seconda parte della relazione Luciana Leone affronta il tema dei carismi nella
preghiera comunitaria carismatica, in riferimento al loro valore teologico,
dottrinale e profetico. Osservando come la realtà dei carismi sia tornata nella
considerazione della Chiesa soprattutto all’indomani del Concilio Vaticano II,
grazie anche all’apporto significativo della Lumen Gentium, Luciana
Leone sottolinea come la dimensione carismatica sia ormai
considerata coessenziale a quella gerarchica e istituzionale. I carismi
assembleari sono esaminati con particolare riferimento alla loro dimensione
missionaria. Essi hanno una triplice natura: infatti, come ricorda Papa
Francesco, «non sono un patrimonio
chiuso, consegnato a un gruppo perché lo custodisca; piuttosto si tratta di
regali dello Spirito integrati nel corpo ecclesiale, verso il centro che è
Cristo, da dove si incanalano in una spinta evangelizzatrice» (EG n. 130). In
questo essi sono “cristocentrici, ecclesiali, missionari”. Ma hanno anche una
triplice funzione: si raccomandava, infatti, san Giovanni Paolo II: «I gruppi e le comunità del Rinnovamento
nello Spirito devono sentirsi impegnati ad essere sempre più luoghi di
contemplazione e di lode, dove il cuore dell’uomo si riempie dell’amore di Dio
(funzione personale), si apre all’amore
del fratello (funzione comunitaria) e
diventa capace di costruire la storia secondo il disegno divino (funzione
sociale)» (Lettera autografa al RnS, 28 aprile 2001). Relativamente all’uso
dei carismi nella preghiera comunitaria carismatica, Luciana Leone si sofferma sulle
espressioni e sugli atteggiamenti che l’assemblea assume, considerando uno
“sviluppo conveniente” della preghiera comunitaria attraverso “tempi” fra loro
connessi: Accoglienze, Invocazione dello
Spirito Santo, Glossolalia, Profezia e Parola di Dio, Preghiera “sulla Parola”
che si fa Lode, Intercessione, Testimonianza e mandato, Ringraziamento. Sullo
sfondo l’approfondimento di alcune dinamiche che trasversalmente interessano
tutto l’incontro di preghiera comunitaria carismatica, ovvero il Discernimento, il Canto, il Corpo e la gestualità.
L.L.