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Domenica 12 giugno noi non andiamo a votare:

andiamo a “sciogliere i nostri voti” al Signore!

 

APPELLO DEL COORDINATORE NAZIONALE

Salvatore Martinez

 

 

12 giugno 2005. Non è un giorno tra gli altri. È domenica e la domenica, ben lo sappiamo, è il giorno del Signore. Ma questa domenica sarà anche “il giorno della verità”.

 

«Chi opera la verità viene alla luce» (Gv 3, 21).

 

Con queste parole Gesù di Nazareth, un rabbì, si rivolse un giorno ad un altro rabbì e capo dei Giudei, Nicodemo. Due sapienze si trovarono a confronto: Gesù e Nicodemo, due uomini amanti del bene. Ma la sapienza di Gesù apparve subito rivelatrice di un pensiero più alto, tanto alto da rivelarsi “divino”, pertanto immutabile e incoercibile, tale da provocare ammirazione e stupore in Nicodemo.

 

In questi giorni, lunghissimi e faticosi, di sensibilizzazione, di informazione e formazione sulla natura, sul merito e sul metodo improvvido del referendum applicato al tema della vita e di questa “assistita da mano d’uomo”, ci siamo trovati dinanzi ad un’umanità assai variegata: dai “Nicodemo”, uomini alla ricerca della verità, desiderosi di ricercare il bene al di sopra di se stessi; agli “Erode”, pieni di egoismo e di certezze umane, pronti a sacrificare al proprio bene vite nascenti, vite innocenti.

 

Abbiamo incontrato e ci siamo scontrati con uomini e donne impegnati a propagandare “ragioni sull’uomo”, “verità laiche” sulla sua vita e sulla sua genesi.  Quanti interrogativi più o meno sensati, quanti giudizi più o meno pertinenti, quante semplificazioni di senso abbiamo dovuto registrare allorquando abbiamo difeso l’inviolabilità della vita umana!

 

Lo abbiamo detto, scritto e ripetuto in ogni dove; qui ancora un’ultima volta: la vita è sacra, non solo perché fa i conti con il Creatore, ma perché ha sempre rappresentato, in ogni tempo, il “confine laico” di demarcazione tra l’uomo e la sua finitezza. Varcarlo significa, ha sempre significato, “costringere l’uomo a sopravvivere a se stesso”, senza alcuna vera speranza di pace, di giustizia, di vita.

 

Superare, controllare, manipolare, padroneggiare la vita e i suoi intimi segreti non significa migliorare l’uomo, ma snaturarlo: l’uomo perde la sua insondabile originalità e prototipicità; diviene un “bene della terra”, tra gli altri, il cui valore risponde a logiche utilitaristiche.

 

Altro che vita! È sempre e soltanto l’inizio di una ingloriosa fine, di un processo che uccide certezze vere per inseguirne di verosimili, che genera “dipendenze scientiste” che impoveriscono l’uomo e la sua dignità, che rendono Dio sempre più lontano dall’uomo e dal suo destino di felicità.

 

No, questa non è vita, non è la vita che Dio ha pensato per noi e che ci ha affidato: ci sembra molto più cultura della morte!

 

«Chi opera la verità viene alla luce» (Gv 3, 21).

 

Saremo stati capaci di una “buona semina”, mentre tutti si sono affannati a parlare di “inseminazione artificiale”? Il “seme della Vita” è stato al centro della nostra attenzione, della nostra preghiera, del nostro impegno?

 

L’apostolo Paolo è chiaro al riguardo:

 

«Non vi fate illusioni: non ci si può prendere gioco di Dio. Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato. Chi semina nella sua carne, dalla carne raccoglierà corruzione; chi semina nello Spirito, dallo Spirito raccoglierà vita eterna» (Gal 6, 7-8).

 

Gesù è la Vita (cf Gv 14, 6). Le Sue Parole sono vita (cf Gv 6, 63). Il Suo Spirito dà la vita (cf Rm 8, 11). Questa è la semina che la Provvidenza ci ha specialmente affidato, consentendoci di portarla con ogni metodo e in ogni luogo, in lungo e in largo per l’Italia, con il coinvolgimento di centinaia e centinaia di fratelli e sorelle a cui va tutta la nostra gratitudine.

 

Domenica 12 giugno è “il giorno della verità”, perché vedremo il frutto di questo lavoro.

 

Lavoro splendido e terribile insieme, vissuto con una convergenza ideale, progettuale e operativa che non avremmo immaginato. Mai come in questa circostanza, infatti, il mondo cattolico si è ritrovato unito in tutte le sue componenti e pronto a rendere ragione dei propri convincimenti, disponibile a sostenere il Magistero di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, oltre che ad esplicitare i pronunciamenti del card. Ruini e dei Vescovi d’Italia.

 

È stato un grande dono registrare l’amicizia e la collaborazione di tanti “laici” (agnostici, non credenti) che si sono fatti uno con noi e con le ragioni del non voto. Solidali nel cammino, onesti intellettualmente, leali nel difendere l’uomo senza ricorso alle “ragioni cristiane”, abbiamo incontrato e apprezzato questi autorevoli aiuti, talvolta insperati, non programmati e proprio per questo “veri”, non ideologizzati.

 

La vita è di tutti, non dei cristiani. Difenderla, senza ricorrere a “irragionevoli ragioni”, è un atto di libertà ed è un vantaggio per tutti.

 

Ma adesso “unicuique suum”, a “ciascuno il suo”.

 

Cosa spetta a noi in queste ultime ore, oltre che ribadire con forza la nostra volontà di non andare a votare?

 

A noi, in queste ore di vigilia, spetta pregare, più di quanto siamo stati capaci di desiderare e compiere. Intensificare le preghiere, portare in preghiera il nostro Paese, i suoi governanti, la classe medica e quella giuridica, quanti sono stati coinvolti e continueranno ad impegnarsi sul tema della vita.

 

Risuonano per noi attuali le parole che invitano all’amore, ad un amore forte, ad un amore che resiste alla tentazione e ad ogni spirito ingannevole, ad ogni spirito di morte:

 

«Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l’amore, tenace come gli inferi è la passione: le sue vampe son vampe di fuoco, una fiamma del Signore! Le grandi acque non possono spegnere l’amore, né i fiumi travolgerlo. Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa in cambio dell’amore, non ne avrebbe che dispregio» (Cantico dei Cantici 8, 6-7).

 

Domenica 12 giugno è tempo di Roveto Ardente! Il RnS è chiamato a diventare, con i suoi gruppi e comunità, come tante “vampe di fuoco” che non si spengono.

 

Già dalla sera di sabato 11, se possibile anche per tutta la notte, teniamo aperte le nostre chiese, riempiamole di gente e moltiplichiamo “lodi e suppliche” rivolte al Signore, «Colui che dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa» (At 17, 24).



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